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Abbiamo evidenziato la scorsa settimana una serie di iniziative che la Giunta sta mettendo in atto freneticamente pur sapendo di non poterle portare a compimento prima della tornata elettorale di maggio. In taluni casi nemmeno iniziare.
Quando uscirà questo articolo si sarà già svolto il Consiglio Comunale di lunedì 21 marzo nel quale abbiamo presentato, insieme a tutta la minoranza, una mozione che chiede al Sindaco e all’esecutivo di soprassedere dal prendere decisioni su argomenti di una certa rilevanza “senza aver prima terminato un percorso di approfondimento e di condivisione col Consiglio Comunale, con i portatori di interessi e con i cittadini continuando a lavorare sulla fase istruttoria, ma senza prendere decisioni frettolose che potrebbero rivelarsi problematiche per la prossima Amministrazione, di qualunque colore essa sia, in una gestione oculata, responsabile e non ideologica nel solo interesse della Comunità eporediese”.
Chi ci legge sa che una mozione viene votata dai consiglieri comunali per cui vedremo quale posizione prenderà l’eterogenea maggioranza che su molti argomenti è più spaccata che mai. Questo si evince anche dalle candidature che il centro destra sta mettendo in piedi e non prevedono la presenza del Sindaco uscente evidenziando che i cinque anni di amministrazione Sertoli ai partiti di centro destra non sono proprio piaciuti.
Da mesi andiamo dicendo che sarebbe opportuno, da entrambe le parti, a meno di due mesi dalle elezioni mantenere un certo fair play istituzionale scindendo quella che è la figura dell’amministratore in carica da quella del candidato, ma a vedere il convulso attivismo, fuori tempo, di alcuni assessori questo auspicio appare chiaro non sia stato minimamente considerato.
E dire che ci sono molti esempi su come tagliare nastri, promettere fantasmagoriche e future opere pubbliche, assegnare spazi pubblici fuori tempo massimo, non siano operazioni di buon auspicio. La rotonda di piazza Balla e relativa pista ciclabile sono lì a ricordarlo, ma tant’è, contenti loro …
Tanto per fare un esempio di decisioni che sarebbe più corretto lasciar prendere a chi verrà è da un paio di settimane sul tavolo, dopo anni di parole a vuoto, la questione, tutta ideologica, dell’affidamento della gestione dei locali del Movicentro. Una storia che si innesca fin da inizio mandato con il chiaro intento di “sfrattare” gli attuali gestori e cioè la cooperativa ZAC! Alla scadenza del contratto sarebbe stato legittimo da parte della Giunta, se non condivideva l’attuale modalità di gestione, prospettare nuove idee, nuove possibilità di utilizzo, ma per fare questo sarebbe servita una volontà politica, un progetto alternativo a quello attuale che ha ben funzionato, che chiaramente non c’era. In mancanza di idee e di proposte concrete per un utilizzo alternativo degli spazi si è messa in piedi una manfrina su presunte irregolarità legate alla proprietà dell’immobile perdendo anni in sterili discussioni che hanno portato alla redazione di una perizia inutile e con diversi elementi critici, quando sarebbe bastato far valere le convenzioni originarie sottoscritte dalla Regione, da RFI e dalla Città di Ivrea con le quali in tutta chiarezza veniva concesso l’utilizzo gratuito degli spazi alla nostra città.
Dopo mille polemiche e la formalizzazione della questione di fronte a un notaio è calato il silenzio ed ora, a meno di due mesi dalla tornata elettorale ecco uscire delle indiscrezioni, non smentite dai diretti interessati, sulla volontà della Giunta di fare uno spezzatino di quei locali eliminando a monte l’unitarietà degli stessi con l’ovvia conseguenza di rendere inattuabile e quindi non più proseguibile il progetto socio-culturale che aveva permesso alla cooperativa ZAC! di vincere il bando.
Al di là del colore politico e delle idee che ognuno di noi ha in mente, quando si vestono i panni dell’Amministratore pubblico bisognerebbe avere l’accortezza di non schierarsi a prescindere per l’una o l’altra soluzione senza avere prima valutato e condiviso i lati positivi e quelli negativi di una determinata realtà. Se poi si reputa che una certa situazione non si inserisca nel novero delle politiche pubbliche che si vogliono mettere in atto basta metterci la faccia e proporre soluzione alternative. Trincerarsi dietro presunti cavilli tecnico-amministrativi evidenzia il fatto di come non si sia in grado di affrontare un confronto politico trasparente, in contraddittorio con le parti, utile nel ricercare e trovare soluzioni condivise nell’interesse della collettività.
Altro tema sul quale abbiamo ripetutamente chiesto di soprassedere per non innescare polemiche e retro pensieri in questa fase di campagna elettorale è la volontà della Giunta di approvare, a poco più di un mese dal voto, il progetto definitivo della Variante generale del PRG. Per fare questo servirà che si dia una risposta alle osservazioni dei cittadini; operazione delicata che abbiamo chiesto più volte di analizzare in Commissione demandando le controdeduzioni alla prossima Amministrazione. Rispondendo ora in fretta e furia alle osservazioni, dopo aver approvato il Progetto Preliminare in fretta e furia, è chiaro che si darà adito a cattivi pensieri …

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L’articolo della settimana scorsa era incentrato sul poco rispetto della maggioranza nei confronti del Consiglio Comunale e sul ripetuto uso di fantasiose narrazioni, non suffragate dai fatti, finalizzate a distorcere la realtà. Invece di riconoscere i propri errori gli assessori e i consiglieri di maggioranza, non tutti ad onor del vero, preferiscono prendere come un attacco personale ogni critica avanzata dalla minoranza cercando maldestramente di difendere il proprio operato negando pure l’evidenza.

L’esempio lampante di ciò si è palesato fin da subito nella risposta a un’interpellanza sulla scarsa attenzione dell’esecutivo nei confronti del Cimitero comunale. Nel caso specifico si chiedeva per quale motivo fosse stato posato in alcuni viali del cimitero del materiale grossolano al posto del normale ghiaietto che si utilizza in questo tipo di contesto. Per avvalorare quanto segnalato sono state allegate al documento anche delle fotografie alquanto esplicative. Nonostante l’evidenza l’assessore interpellato è riuscito a dire in un primo tempo che quelle foto erano state fatte da un’altra parte per correggersi subito dopo sostenendo che quel pietrame era lì già da diverso tempo. Si tratta del tipico caso in cui per riparare a una gaffe invece di riconoscere quanto segnalato, si peggiora la situazione inventando un’altra bugia. Già, perché ci sono altre fotografie, non allegate all’interpellanza, che immortalano gli stessi vialetti senza pietroni solo qualche settimana prima ed il camioncino che ha portato il carico incriminato al Cimitero con ancora il suo bel carico di ghiaione grossolano, inadatto al contesto, prima di venire scaricato. Bugie su bugie esclusivamente finalizzate a screditare la cittadina che le ha scattate ed il sottoscritto che le ha portate all’attenzione dell’Amministrazione.

L’interpellanza non si limitava a questo aspetto, ma anche al fatto che esiste un capitolato che richiedeva alla ditta che gestisce il Cimitero, quale intervento di manutenzione ordinaria, di spargere ogni anno non meno di 25 quintali di ghiaietto fine per chiudere buche e sistemare vialetti e ciò non ci risulta essere stato fatto. Anche qui risposta sibillina e tutta da appurare perché in un primo passaggio l’assessore  ha detto che la ghiaia non era stata posata perché non ce n’era bisogno (?!?) e poi che la mancata fornitura e posa della ghiaia era stata sostituita con la pulizia delle caditoie. Cosa magari anche fattibile, ma che dovrebbe essere avvalorata formalmente quantomeno da una relazione tecnico-economica del funzionario responsabile, ma non essendo arrivate risposte su questo e dietro nostra sollecitazione è uscito che sarebbero comunque stati posati 48 mc di ghiaia. E’ quindi molto probabile che se non avessimo deciso di presentare un’interpellanza in Consiglio Comunale l’ente avrebbe subito il suo bel danno per inadempienza contrattuale nel silenzio più assoluto. Sarà il caso che nelle prossime settimane venga portata all’attenzione dei consiglieri la documentazione che attesti in maniera ufficiale la correttezza e la legittimità di quanto accaduto.

Nel  prosieguo del Consiglio si è poi discusso del fallimento dell’agognata Variante al PRG con la maggioranza che, in difesa dell’Assessore, ha minimizzato il disastro come se nulla fosse accaduto, ma di questo abbiamo già parlato.

Si dice non ci sia il due senza tre ed ecco che proprio all’ultimo punto all’Ordine del Giorno viene presentata una proposta di delibera sugli equilibri di bilancio. Allegati a questa ci sono schemi e tabelle stabilite dalla Legge tra i quali alcuni elenchi di opere pubbliche facenti parte del Piano Triennale progettate, iniziate o previste. Come al  solito ogni occasione è buona per fare un po’ di propaganda e l’Assessore si è sperticato in un lungo elenco di opere che è già stato cambiato almeno quattro o cinque volte in tre anni. Alla domanda di un Consigliere di minoranza su quale fosse lo stato di avanzamento delle progettazioni l’Assessore ha snocciolato una serie di numeri che non coincidevano con quelli presenti nella documentazione trasmessa ai consiglieri. Anche in questo caso si è cercato, superficialmente, di minimizzare dicendo che probabilmente si trattava di un refuso, ma che i numeri letti dall’Assessore fossero quelli giusti. Come minoranza ci siamo impuntati chiedendo alla Segreteria Generale se fosse possibile mettere in votazione un documento contabile con i numeri palesemente sbagliati ed allora, dopo lungo penare, l’esecutivo ha deciso di richiamare in aula il Dirigente per correggere l’errore e potendo in tal modo ridistribuire ai consiglieri la documentazione corretta. Come sia possibile che l’Assessore avesse una tabella e tutto il resto del Consiglio un’altra è un punto che andrebbe chiarito, ma questa è un’altra storia.

Chiudiamo con l’ennesima bugia fatta circolare negli ultimi tempi dalla maggioranza a seguito della sistemazione più che opinabile di piazza Maretta. Alla luce delle molteplici proteste e di una raccolta firme dei residenti nel quartiere è stato detto dall’esecutivo che  si tratta di una sistemazione “temporanea”. Chi si è spinto fino in quella graziosa piazzetta triangolare e ha visto i massicci basamenti di cemento armato a supporto delle panchine avrà verificato con i suoi occhi che di temporaneo c’è ben poco. Oltre la bruttezza della soluzione adottata ciò che colpisce è la pervicacia da parte di Ivrea Parcheggi, ovviamente supportata dalla Giunta, di realizzare in ogni spazio disponibile dei parcheggi a pagamento che oltre tutto in quella minuscola piazza sono pure in pendenza e piuttosto disagevoli. Ma è mai possibile che in tutta Europa i centri storici siano pedonali e ingraziositi con arredo urbano e verde e noi dobbiamo continuamente vedere opprimenti colate di cemento e automobili parcheggiate ovunque?

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Abbiamo più volte scritto in questo spazio di come il Consiglio Comunale eporediese abbia subìto, negli ultimi tre anni, una caduta di livello non indifferente e non solo nei contenuti, ma anche nella forma che, trattandosi di un organismo istituzionale, dovrebbe avere un suo peso.

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La politica nasce ad un certo punto dell’evoluzione umana per organizzare in maniera equa la società. Prima della sua esistenza la regolazione delle relazioni sociali avveniva soprattutto in base a rapporti di forza basati spesso sulla violenza. Altri elementi distintivi sono sempre stati la differenza di censo e di classe sociale senza la possibilità di passare dai livelli più bassi ai piani alti.

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L’ultimo Consiglio Comunale ha messo in luce la confusione e la scarsa capacità di programmazione dell’attuale maggioranza, già a partire dall’ordine del giorno che annoverava ben 17 punti da portare in discussione.

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Questa frase latina, attribuita a Cicerone, viene utilizzata per lamentare la difficoltà e la bruttezza di un periodo storico e bene si adatta al tempo che stiamo vivendo. A dirla tutta la frase completa è più lunga e recita: “Mala tempora currunt sed peiora parantur” che letteralmente vuol dire: “Corrono brutti tempi, ma se ne preparano di peggiori” e questa versione più ampia si adatta ancora meglio alla situazione che ci troviamo a vivere da circa un anno.

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Se ci avessero detto a fine 2019 che da lì a poco un virus, trasmesso agli uomini dai pipistrelli, avrebbe messo in ginocchio l’intera popolazione mondiale avremmo probabilmente pensato all’ennesima sparata di qualche pazzo visionario in cerca di notorietà.

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Il Consiglio Comunale può essere paragonato a uno specchio che riflette l’andamento di un’Amministrazione. Dovrebbe essere il luogo principale nel quale si prendono le decisioni più importanti che riguardano la vita della città perché si tratta dell’organismo istituzionale più vicino ai cittadini che in questa sede vengono rappresentati dai consiglieri eletti, siano essi di maggioranza che di minoranza. Trattandosi di un’assemblea sono fondamentali la qualità e la trasversalità del dibattito che si possono ottenere solamente se esiste una gestione trasparente, condivisa, partecipata da tutte le forze politiche e rispettosa delle regole.

Un segno della vivacità e dell’intraprendenza di un’Amministrazione si vede in primo luogo dalla frequenza con la quale i consigli comunali si svolgono e l’attuale maggioranza proprio non eccelle da questo punto di vista. La pandemia ci avrà anche messo del suo però è significativo che da un anno a questa parte il Consiglio si sia riunito in presenza solamente una volta. Chi ha avuto modo di assistere alla versione in chat tramite una connessione internet avrà potuto riscontrare le difficoltà di gestione e la conseguente bassa qualità del dibattito. Nei mesi scorsi abbiamo presentato diverse richieste per poter svolgere, in tutta sicurezza per funzionari e consiglieri, le sedute in presenza nell’apposita sala municipale oppure per cercare una sede alternativa temporanea fino alla fine della pandemia che, purtroppo, non sarà a breve termine. Ad ogni richiesta abbiamo ottenuto la solita risposta retorica sul fatto che in Municipio non si può fare, nonostante in molti comuni simili a Ivrea si svolgano da tempo grazie a banali e ormai stra-conosciuti accorgimenti. Mentre per ciò che riguarda una sede alternativa sono state considerate diverse ipotesi, ma nessuna mai ottimale a detta della maggioranza. Sul perché il Consiglio Comunale non si possa ad esempio svolgere presso un’aula del Polo infermieristico di proprietà del Comune, che ha tutte le caratteristiche per garantire il distanziamento e la dotazione tecnologica e informatica necessarie, ci viene detto che è una questione di costi per le riprese video quando sappiamo che oggi con un normale telefonino cellulare è possibile riprendere con buona qualità tutto ciò che si vuole. Passi che dopo i primi mesi di pandemia ci fossero poche certezze e si sapesse ancora poco sulle cause di trasmissione del virus, ma oggi se ci fosse la vera volontà di svolgere il Consiglio Comunale e le Commissioni consiliari in presenza si potrebbe tranquillamente procedere garantendo la massima sicurezza per tutti.

Detto questo nel Consiglio Comunale che si è svolto lo scorso 3 marzo è emersa in tutta chiarezza la linea politica dell’attuale esecutivo e della maggioranza che lo supporta. Nonostante tutte le promesse di cambiamento rispetto al passato, di una migliore gestione collegiale e ritenendosi ormai autosufficienti è stato innalzato un muro nei confronti della minoranza. La modalità è semplice e ormai molto chiara. In tutte le proposte avanzate dai gruppi di minoranza, nonostante contengano sempre una parte propositiva, si cercano, a priori, dei cavilli e si danno interpretazioni capziose e fuorvianti di quanto scritto con motivazioni a volte imbarazzanti per superficialità e scostamento dalla realtà.

La posizione della maggioranza viene decisa, spesso in maniera ideologica, nei giorni precedenti il Consiglio Comunale così che il dibattito in aula si rivela, nella maggior parte dei casi, assolutamente inutile anche di fronte a proposte che non hanno alcuna accezione polemica o di parte.

Sotto la scure di questa modalità sono così cadute ad esempio le mozioni della minoranza sui vassoi e le stoviglie di plastica usa e getta nelle mense scolastiche, quella sull’istituzione di un “ufficio covid” che andasse incontro al disorientamento dei cittadini in questa delicata fase pandemica e quella sulla proposta per uscire dall’impasse sulla questione del Movicentro.

Chi ha avuto la pazienza di seguire il Consiglio Comunale, terminato all’1,30 di notte, avrà avuto modo di ascoltare con le sue orecchie le motivazioni che hanno determinato le “bocciature”, basate spesso su laconici “pizzini” scritti nei giorni precedenti senza ovviamente poter conoscere le argomentazioni apportate nel dibattito in aula. Alla faccia del confronto democratico.

In quest’ultima assise si è poi aggiunta una questione inedita fino ad oggi nel parlamentino eporediese e cioè la partecipazione a sorpresa, né prevista, né formalmente comunicata ai consiglieri, di funzionari dell’Ufficio Tecnico le cui esternazioni, ovviamente opinabili e confutabili, hanno fornito una scusa al voto contrario da parte della maggioranza alla mozione sul Movicentro presentata dall’intera minoranza. La cosa grave è che si è voluta mettere su un piano di presunta illegittimità, tutta da dimostrare, la proposta della minoranza effettuata tramite una mozione che è un atto del Consiglio che non necessita di un parere tecnico preventivo. Per l’acquisizione di pareri tecnici su determinati argomenti esistono infatti le Commissioni consiliari e la Conferenza dei Capigruppo ed inoltre sono le Delibere portate in approvazione a necessitare dell’apposito visto di regolarità tecnica, non certo le mozioni. La decisione che si sarebbe dovuta prendere era quindi esclusivamente politica demandando ad un secondo tempo le opportune verifiche da parte degli uffici proposti.

Quanto accaduto apre degli scenari nuovi che non fanno presagire nulla di buono. Se la politica non è in grado di prendere delle decisioni, possibilmente tramite un dibattito democratico, non si può sopperire con blitz di tecnici, funzionari e costosi consulenti esterni, soprattutto se a sorpresa nel corso di un dibattito in Consiglio Comunale.

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La settimana scorsa scrivevamo che in un prossimo Consiglio Comunale, ancora da convocarsi, sarebbero state portate mozioni accumulatesi nel tempo e mai discusse nonostante i temi trattati fossero di stretta attualità. Ne abbiamo citate due come quella sui vassoi e stoviglie usa e getta delle mense scolastiche e quella sull’istituzione di un ufficio covid per andare incontro alle esigenze della popolazione alla luce della confusione e disorganizzazione che caratterizzano questa fase della pandemia.

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Il 22 gennaio si è svolto l’ultimo Consiglio Comunale pre-pandemia. Per riprendere l’attività consigliare abbiamo dovuto aspettare, dopo ripetute sollecitazioni da parte nostra e dei colleghi di minoranza, il 20 maggio, la bellezza di 4 mesi.

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Il 24 maggio del 1992 stavo rientrando da un viaggio in Austria e Ungheria: Salisburgo, Vienna, una deviazione fino a Budapest e capatina al Lago Balaton con la visita di qualche centro minore. Ero ovviamente molto più giovane di ora e avevo una gran voglia di girare il mondo, di conoscere luoghi e culture diversi. Da pochi anni era caduto il Muro di Berlino e lo “sbocco a est” era diventato una realtà. Venti di fratellanza e di libertà soffiavano in Europa. Probabilmente a livello inconscio c’era la volontà di allontanarsi da quel clima assurdo e drammatico che in Italia si stava vivendo a seguito dell’inchiesta Mani Pulite. Tutti sapevano del malaffare da anni, decenni, ma fino a quando il “mariuolo isolato”, così lo definì Bettino Craxi, Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, durante un’irruzione dei carabinieri non tentò di far sparire nel water dell’ufficio una tangente da 37 milioni di vecchie lire (poco meno di 20.000 euro), nulla accadde. Un sistema politico colluso, corrotto, andava avanti tranquillamente, impunemente e nessuno muoveva un dito. Dopo gli anni di piombo che si trascinarono dietro una lunga scia di sangue negli anni ‘70 e ’80 del secolo scorso: da Piazza Fontana a Piazza della Loggia, dall’Italicus alla Stazione di Bologna, la gente impaurita e spaventata si fidò e si affidò ad una classe politica che nel giro di pochi anni portò il Paese sull’orlo del fallimento economico, sociale e morale. Quella stessa classe politica che elaborò il “sistema Tangentopoli” seppe nel contempo portare il rapporto debito/PIL dal 40% dei primi anni ‘70 al 60% dei primi anni ’80 fino all’esplosione degli anni ’90 dove, sforata la soglia simbolica del 100%, si arriva a toccare un rapporto superiore al 120%. In un contesto di questo tipo ovviamente la criminalità organizzata, ben appoggiata e protetta addirittura da parti deviate dello Stato, cresce a dismisura elevando ed esportando la propria efferata efficienza criminale a livello mondiale.

Ma torniamo al rientro dal viaggio mitteleuropeo. Arriviamo infatti il 24 maggio alla dogana del Brennero carichi di entusiasmo per aver conosciuto nuovi luoghi e nuove frontiere fino a qualche anno prima impensabili, almeno nella piena libertà di circolazione. Arrivando notiamo una lunga coda di auto e uno schieramento di Forze dell’Ordine mai visto in tutti i precedenti viaggi all’estero. Invece del solito controllo dei documenti dal finestrino ci fanno accostare, scendere tutti dall’auto, svuotare il bagagliaio facendo salire un cane poliziotto. A  quei tempi dei cellulari se ne sentiva solo parlare, almeno per le persone comuni, per cui non eravamo a conoscenza del motivo di questi controlli e gli agenti non ci dissero nulla. Fu subito dopo la perquisizione che acquistando un giornale all’autogrill di frontiera venimmo a conoscenza della tremenda notizia: “Ieri 23 maggio alle 17:57 il giudice Giovanni Falcone è stato ucciso in un attentato dinamitardo nei pressi di Capaci sull’autostrada A29”. Ovviamente non era solo e con lui vennero trucidati la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Pochi giorni dopo, il 19 luglio dello stesso anno, in via D’Amelio a Palermo, venne ucciso in un altro attentato dinamitardo Paolo Borsellino collega di Falcone. Anche in questo caso il giudice non era solo così che morirono con lui gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Due stragi efferate, cinicamente pianificate per eliminare due uomini che avevano portato all’attenzione del mondo Cosa Nostra e la mafia più in generale facendo comminare nel maxiprocesso di Palermo, che durò dal 10 febbraio del 1986 fino alla sentenza finale della Corte di Cassazione del 30 gennaio 1992, 19 ergastoli e pene detentive per un totale di 2665 anni di reclusione. Mafiosi che  non si fecero scrupolo di uccidere, oltre i due giudici, nove agenti di scorta senza dare loro la possibilità di difendersi. Ciò che mi è sempre rimasto impresso degli attentati di mafia, camorra, ‘ndrangheta e delle due stragi di Capaci e via D’Amelio è la vigliaccheria degli esecutori, altro che uomini d’onore.

Il giudice Antonino Caponnetto, che sostituì il consigliere istruttore Rocco Chinnici ucciso da Cosa Nostra nel 1983 seguì la sua idea di costituire un pool antimafia e scelse, tra i giudici istruttori che meglio conosceva e dei quali riteneva di potersi fidare, Giovanni FalconePaolo BorsellinoLeonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello. Questi avrebbero svolto tutte le indagini su Cosa nostra, coadiuvati dal sostituto procuratore Giuseppe Ayala e tre colleghi, il cui compito era inoltre quello di portare a processo come pubblici ministeri i risultati delle indagini del pool e ottenere le condanna. Fecero bene il loro dovere scoperchiando una pentola piena di veleni e di morte, ma probabilmente andando a toccare livelli “istituzionali” troppo elevati e avvicinandosi troppo ai veri mandanti di questo sistema di odio e di morte.

Questa è la storia e alla luce di tutto questo viene da chiedersi: perchè l’uomo può abbassarsi a tale barbarie condita di viltà, efferatezza, assenza totale di pietà e rispetto per la vita?

Perché l’umanità non riesce a capire che vivendo in pace, nel rispetto degli altri e dell’intero regno animale e vegetale potremmo vivere tutti meglio la nostra vita terrena?

Perché l’egoismo e la ricerca spasmodica del profitto personale prevalgono sulla fratellanza e sul senso di comunità e di solidarietà?

Tutte domande che possono trovare una risposta nella memoria per non compiere oggi gli stessi errori del passato ed è compito nostro di adulti fare sì che questa memoria non diventi flebile e poi svanisca come se nulla fosse accaduto, come se nulla avessimo visto e vissuto. E’ compito nostro però associare alla memoria comportamenti adeguati nella nostra vita quotidiana soprattutto quando si rivestono carche istituzionali perché come diceva Giovanni Falcone: «La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni

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Da tempi non sospetti, antecedenti l’emergenza sanitaria, chiediamo, come lista civica, a questa Amministrazione di concretizzare quel  cambiamento tanto sbandierato in campagna elettorale. Sono ormai passati quasi due anni dal cambio epocale al governo della città, ma di differenze sul modo di amministrarla proprio non se ne vedono, anzi, in certi frangenti va peggio di prima.

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Solo la settimana scorsa scrivevamo sulle righe di questo giornale di possibili aperture dell’attuale esecutivo per un prosieguo di mandato maggiormente orientato alla condivisione e alla trasversalità nelle decisioni con particolare riguardo a quelle di maggior rilievo per l’interesse della città. Avevamo infatti appreso con favore il cambio di passo della Fondazione Guelpa, almeno nelle parole del Presidente, e la marcia indietro sulla possibile ubicazione di un nuovo centro cottura troppo frettolosamente individuata in una grande area verde proprio all’ingresso del Parco dei 5 Laghi. Consapevoli però dell’improvvisazione spesso messa in campo dall’Amministrazione scrivevamo anche che i prossimi mesi sarebbe stati fondamentali per capire se le parole e le enunciazioni di principio si sarebbero trasformate in atti concreti. E’ bastato molto meno per capire che si è trattato, purtroppo, di un’interpretazione troppo ottimistica di un nuovo corso possibile alla luce di alcune scelte, quanto meno discutibili, intraprese da giunta e maggioranza negli ultimi giorni.

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Giovedi 12 luglio si è svolto il primo Consiglio Comunale che ha visto l’insediamento della nuova Amministrazione formatasi in seguito al voto del 10 giugno e del successivo ballottaggio del 24. Si è trattato di un passaggio formale fatto più che altro di atti istituzionali come la comunicazione della composizione della giunta e il giuramento del Sindaco.
Il passaggio più significativo dal punto di vista politico è stato certamente l’elezione del Presidente del Consiglio che, su proposta della maggioranza, è diventato il rappresentante di Forza Italia Diego Borla. Nulla da obiettare sull’amico e collega consigliere, ma nell’intervento in aula abbiamo evidenziato la nostra disapprovazione riguardo il processo di individuazione di tale ruolo istituzionale che ricordiamo essere una figura di garanzia, quindi trasversale, che dovrebbe garantire il buon funzionamento del Consiglio Comunale e i diritti stabiliti dalla legge a tutti i consiglieri, indipendentemente dalla loro appartenenza a gruppi di maggioranza o di minoranza. Proprio a questo proposito abbiamo evidenziato che fino a qualche decennio fa, tale importante ruolo, anche a livelli istituzionali più alti come la Camera e il Senato, tanto per fare un paio di esempi, in nome di un certo fair play istituzionale oggi abbandonato, veniva assegnato ad un componente di una forza di minoranza. Da qualche decennio ciò non accade più e si tratta di una di quelle abitudini da “prima Repubblica” che forse sarebbe stato meglio non “rottamare” con troppa superficiale fretta.

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Lunedì 15 ottobre si è svolto un Consiglio Comunale fiume, il quarto della nuova Amministrazione, che ci ha tenuti impegnati dalle 18 a fin dopo la mezzanotte. Se da una parte la stanchezza si è fatta sentire dall’altra vuol dire che gli argomenti trattati sono stati interessanti e il dibattito approfondito. Al di là delle solite posizioni aprioristiche e ideologiche di qualcuno non abituato, quando era al potere, a discutere fattivamente dei problemi della città e dei cittadini, una differenza evidente con il quinquennio precedente è che il Consiglio Comunale è tornato ad essere il fulcro della vita politica cittadina e le commissioni consiliari, compresa la Conferenza dei capigruppo, lavorano in maniera propositiva nell’interesse della città.
Fin qui crediamo nessuno possa sostenere il contrario perché si tratta di un dato oggettivo. Noi di ViviamoIvrea diciamo da sempre, e per questo siamo stati più volte attaccati dai nostalgici della partitocrazia e dei privilegi di sistema, che per amministrare una città, soprattutto se piccola come la nostra, non servono certo bandiere o dogmi ideologici, ma pragmatismo, buona volontà, capacità di ascolto e di discussione e una buona dose di sano realismo.

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Archiviato il singolare Consiglio Comunale della scorsa settimana fatto di sole interpellanze, mozioni, ordini del giorno, e quindi senza delibere, il 27 novembre, si terrà una nuova seduta del parlamentino eporediese.
All’ordine del giorno ci saranno l’approvazione di un regolamento e la settima variazione di bilancio dell’anno. Per quanto riguarda quest’ultima ovviamente aspettiamo il dibattito in aula, ma leggendo le cifre e le voci di spesa proposte dall’esecutivo ci sembra si tratti di una variazione che va nella direzione da molti auspicata in campagna elettorale e cioè quella di dare priorità agli interventi di manutenzione del patrimonio immobiliare pubblico tentando di rispondere alle molteplici richieste dei diversi uffici reiterate nel tempo e rimaste spesso senza una risposta.

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Martedì scorso si è svolto un Consiglio Comunale nel quale oltre a una variazione di bilancio sono stati affrontati alcuni temi di rilievo grazie, soprattutto, agli spunti forniti da alcune interpellanze, mozioni e ordini del giorno.
Dal dibattito è emerso sempre più chiaramente ciò che, come lista civica, andiamo sostenendo da tempo e cioè che gli attuali partiti, indipendentemente dal colore politico, non riescono a mettere da parte le ideologie e le prese di posizione aprioristiche. Ogni qualvolta si presenta l’occasione ecco ergersi un muro contro muro tra quelle che oggi sono fazioni opposte a livello centrale correndo il rischio che l’interesse della città possa venir messo da parte in nome di posizionamenti esclusivamente basati su questioni nazionali.

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Dopo il doppio Consiglio Comunale del 25 e del 27 novembre volevamo proporre qualche riflessione sul ruolo di questo organismo fondamentale nel processo democratico locale.
Partiamo dalla definizione che l’art.42 comma 1 del testo unico sugli Enti Locali gli conferisce e cioè: “il Consiglio Comunale è l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo”.
Si tratta di una definizione chiara e inequivocabile e quindi proviamo a fare un esercizio mentale di comparazione tra le attribuzioni conferite dalla legge e l’attività del parlamentino eporediese vissuta in questi primi mesi di mandato.

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Maggio 2023 approfondimenti

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Qui di seguito i link ai pdf dei casellari giudiziari e i curriculum vitae dei candidati della lista Viviamo Ivrea per le elezioni amministrative che si terranno a Ivrea il 14 e 15 maggio 2023.

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