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Lunedì, 29 Novembre 2021 23:29

C’è un limite al peggio? Sanità pubblica verso il baratro

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La pandemia ha messo in luce diverse criticità nei servizi pubblici essenziali a partire dalla sanità. Una sanità pubblica una volta di eccellenza che nei decenni scorsi ha subito un costante svuotamento spostando verso il privato i servizi più remunerativi e meno problematici. Ad esempio il privato non si è preso di certo in carico nessun servizio di emergenza h24 o la cura delle patologie più costose, quelle che non consentono di incamerare cospicui profitti.

 

A proposito di servizi di emergenza nelle ultime settimane ha fatto scalpore una fuga di notizie da una riunione dei vertici dell’ASL TO4 sulla possibilità di declassare il DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione) dell’Ospedale di Ivrea, oggi di I livello.

C’è stata una levata di scudi, soprattutto dal sindacato degli infermieri Nursind che ha chiesto a gran voce una smentita secca da parte dei vertici ASL. Smentita che è in parte arrivata sulla non chiusura del servizio, ma il fatto preoccupante è che questa ipotesi è stata paventata in quella riunione e di certo non fa presagire nulla di buono.

Uno dei maggiori problemi del Pronto Soccorso a livello nazionale, ma a Ivrea di più ancora, è la mancanza di personale e, fino alla settimana scorsa, di un primario. Ora pare che dopo molte proteste finalmente questa importante figura apicale dovrebbe arrivare e si spera possa accadere ciò che è successo nel reparto di cardiologia dove reintroducendo nuovamente la figura del primario, quest’ultimo ha creato uno staff che sta dando buoni risultati. Per ciò che riguarda il resto del personale va ricordato che quello interno è sotto pressione da molto tempo, stremato, con turni a volte di 12 ore filate col rischio, comprensibile, che se si trova un posto più “umano” ci si trasferisce a gambe levate. Dopo molte segnalazioni e proteste l’ASL TO4 ha bandito qualche mese fa un concorso per 10 posti per medico urgentista, ma dopo aver fatto domanda in 4 alla prova scritta del 10 luglio scorso non si è presentato nessuno! Questo la dice lunga sulla situazione che contraddistingue, in negativo, questo reparto e poi il passa parola fa il resto.

Questa problematica, segnalata da tempo, apre un altro scenario che non va assolutamente sottovalutato e cioè l’appetibilità che ha oggi l’Ospedale di Ivrea nei confronti di medici e operatori sanitari che consapevoli delle criticità esistenti, irrisolte da tempo, ben si guardano dal venire a lavorare sotto le rosse torri.

Una proposta concreta per cercare di arginare questo fenomeno potrebbe essere quella di valorizzare le strutture sanitarie eporediesi con una serie di iniziative strutturali, logistiche, impiantistiche, ma per fare questo servirebbe una Direzione Generale con buone capacità imprenditoriali e che non sia possibilmente nominata dal partito politico di turno espressione della maggioranza in Regione, ma in base alle proprie competenze e capacità manageriali.

Per sopperire ad una situazione drammatica, tanto da paventare la chiusura del servizio di I livello, cosa fa l’ASL? Si rivolge ai cosiddetti “gettonisti” e cioè medici assegnati da una cooperativa alla modica cifra di 125 euro l’ora. In questo costo certamente c’è anche la parte che spetta all’agenzia interinale, ma alla fine il costo orario percepito da un dipendente interno è decisamente inferiore a quello esterno. Con l’aggravante che il personale esterno non ha nessuna motivazione per “fare squadra” all’interno della struttura alla luce del continuo spostamento da una sede ospedaliera all’altra senza preavvisi e senza un minimo di coordinamento da parte dell’azienda. Non andrebbe nemmeno sottovalutato il fatto che quel costo orario, se paragonato ad uno stesso livello di personale interno, comporta una notevole differenza in aumento che ovviamente grava sulle spalle dei cittadini. Già perché, euro di qua euro di là, dal lontano 2018 il Collegio sindacale dell’ASL TO4 non ha più espresso un parere favorevole ai bilanci arrivando a segnalare quest’anno alla Corte dei Conti il continuo aumentare del buco di bilancio passato dai 18 mln del 2018 ai 24 mln del 2019 e del 2020. In questo contesto va sempre ricordata l’esorbitante cifra erogata al privato Policlinico di Monza pari a 17,4 mln di euro per il 2020 che sommata a quella degli ultimi 4 anni arriva ad un totale  di circa 70 milioni, non certo bruscolini. Inutile dire che non si ha traccia del giudizio atteso dalla Corte dei Conti, ma è anche inconcepibile che di fronte ad una situazione grave e ripetuta come questa non intervenga nessun organismo istituzionale a cercare di fare chiarezza.

Aggiungiamo ancora che un altro dei problemi dell’Ospedale di Ivrea, ma da qualche tempo anche del Poliambulatorio nonostante la sua “giovane età”, è quello della manutenzione e dell’implementazione sia strutturale che impiantistica. In questo caso non si può nemmeno dire che i fondi non ci siano perché è dal periodo della pandemia che sono stati messi a disposizione svariati milioni di euro che non vengono spesi e non si capisce il perché.

In tutto questo la maggioranza di centro destra che governa la città non muove un dito e al solito piagnisteo che la competenza sulla sanità è regionale ricordiamo per l’ennesima volta che il Sindaco di Ivrea è anche il Presidente della Conferenza dei Sindaci dell’ASLTO4. Organismo che ha forti poteri di controllo e di programmazione tramite le linee di indirizzo, ma tutto tace e questa assemblea non viene convocata. Aggiungiamo e chiudiamo dicendo che se la Conferenza dei Sindaci dell’ASL TO4 comprende anche Chivasso e Ciriè e comuni delle rispettive aree, e potrebbe essere difficile discutere solamente dei temi che riguardano Ivrea, esiste anche un organismo istituzionale chiamato Area Omogenea 9 che riguarda una zona corrispondente più o meno all’Anfiteatro Morenico di Ivrea. Forse non tutti sanno che anche questo sconosciuto ente è presieduto dal Sindaco di Ivrea e non ci risulta sia mai stato convocato nemmeno una volta.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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