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Venerdì, 17 Dicembre 2021 14:36

Piano Regolatore, un’occasione imperdibile

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E’ dai tempi della precedente amministrazione 2013-2018 che sosteniamo la necessità di mettere mano pesantemente ad una revisione generale dell’attuale Piano Regolatore Generale.

Tale strumento urbanistico, denominato PRG 2000, fu approvato solamente nel 2006, dopo anni di gestazione, e si evidenziò fin da subito per alcune scelte strategiche palesemente sbagliate perché basate su un presunto sviluppo socio-economico della città che non aveva nessuna base solida di partenza. Dal punto di vista demografico si prefigurava una crescita della popolazione pari a 6000 abitanti, previsione facilmente discutibile già a quei tempi e ampiamente smentita dai fatti se da allora ad oggi gli abitanti di Ivrea sono rimasti sostanzialmente gli stessi se non leggermente diminuiti. Ma non basta, non si è mai preso in considerazione l’aumento esponenziale dell’indice di vecchiaia che rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione. Si tratta del rapporto percentuale tra il numero degli ultra-sessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni che per Ivrea e dintorni è uno dei più alti di Italia. Tale indice è 184, per il 202,1 a livello nazionale, 214 per il Piemonte e 270 per la città di Ivrea. Ciò vuol dire fuga dei giovani, necessità di servizi adeguati per la popolazione anziana, calo demografico. In sintesi l’incapacità della politica di non aver saputo costruire un futuro per le nuove generazioni e per il territorio.

La fine della Olivetti, azienda che aveva caratterizzato l’economia e la società degli ultimi 50 anni, era ormai cosa fatta e si sarebbe potuta cogliere l’opportunità storica di pensare ad un modello di sviluppo socio-economico locale alternativo a quello capitalista-liberista basato esclusivamente sulla concorrenza ad ogni costo e sul mero profitto tipico della voracità delle multinazionali.

Sarebbe bastato partire dalla grande eredità intellettuale e politica di Adriano Olivetti e dalla sua visione comunitaria di una società solidale e unita in grado di sopperire alle storture di quel capitalismo deviato del quale già negli anni ’50 egli prevedeva una disastrosa deriva. Si è invece seguita, anche da parte di quella sinistra progressista che avrebbe dovuto essere la prima interprete di una rivoluzione culturale e sociale epocale, una rincorsa al consumismo più sfrenato, alla concorrenza più becera basata esclusivamente sul minor costo anche a scapito delle negazione dei diritti dei lavoratori. Si è corso così dietro, invece di alzare un argine, alla delocalizzazione e all’accorpamento delle tante piccole e medie imprese, che erano un caposaldo del nostro territorio, fagocitate dalla multinazionale di turno per acquisire brevetti, tecnologia avanzata, creatività, innovazione per poi spostare le produzioni lontane da qui, spesso all’estero. Si è dato vita, con il beneplacito della sinistra, ad una selvaggia privatizzazione anche dei servizi primari quali la sanità, l’istruzione, le infrastrutture strategiche, le comunicazione e via discorrendo.

Tutto questo in estrema sintesi per dire che il precedente PRG mancava di un approfondito, quanto doveroso, studio sociologico o meglio ancora, socio-economico, in grado di restituire una reale fotografia della situazione per porre le basi, tramite un’accorta e responsabile pianificazione urbanistica, di un futuro sostenibile al nostro territorio facendo sì che la città di Ivrea riacquisisse quella leadership territoriale perduta negli ultimi decenni. Si è corso dietro a chimere quali Mediapolis e al disastroso Piano Particolareggiato dell’ex area Montefibre, al fantomatico, quanto inutile, tunnel di Montenavale, all’inutile, quanto ambientalmente disastroso, peduncolo e altre amenità del genere, ma così ci siamo anche giocati il futuro ed oggi servirebbe un miracoloso cambio di rotta e di paradigma che però proprio non si riesce ad intravedere.

Per poter riparare agli evidenti errori del passato servirebbe una politica locale e territoriale, a partire dalla nostra città, che abbia il coraggio di proporre una visione, un progetto di futuro capace di rompere vecchi e anacronistici schemi legati agli interessi del privato e del mero profitto. Quale strumento migliore di una variante generale al Piano Regolatore potrebbe aiutarci in quest’ardua impresa?

La pandemia nella quale siamo sprofondati negli ultimi due anni ha portato alla luce il disastro delle privatizzazioni ed oggi ci troviamo ad affrontare una sfida epocale che necessita di una politica forte, determinata, indipendente, capace di rimettere al centro del dibattito l’uomo e i suoi bisogni in nome di quel bene comune e di quello spirito comunitario che Adriano Olivetti ci ha lasciato in eredità.

Tornando alla variante di PRG dobbiamo amaramente registrare il fatto che dall’incarico, da noi fortemente sostenuto, per l’elaborazione di tale strumento urbanistico già sul finire della precedente Amministrazione ad oggi sono passati circa 5 anni e siamo ancora fermi al punto di partenza o poco più. Soprattutto riscontriamo l’assenza, più volte rimarcata, di uno studio sociologico e socio-economico della comunità eporediese, con una visione territoriale ampia, propedeutico e necessario, a nostro modo di vedere, per porre le basi di un futuro realistico, responsabile e sostenibile per la nostra città. Una variante di Piano Regolatore, che ha una durata di circa 10/15 anni, è un’incredibile occasione per poter mettere in atto una rivoluzione culturale, sociale, ambientale, economica capace di attivare un processo di transizione che possa salvarci dal baratro nel quale stiamo lentamente, ma inesorabilmente scivolando.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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