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Giovedì, 01 Ottobre 2020 22:39

Il tempo è (quasi) scaduto

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Abbiamo appreso dai giornali, come al solito, che è stata attivata una nuova antenna 5G in corso Vercelli. Si tratta dell’ennesima dimostrazione del disinteresse della politica alla salute e al benessere dei cittadini a discapito dei meri interessi economici dei giganti delle telecomunicazioni.

 

Si sa che su questa nuova tecnologia non esistono certezze scientifiche della non nocività sulla salute umana e ambientale però si va avanti lo stesso senza tenere conto delle preoccupazioni espresse da molti cittadini e da un cospicuo numero di scienziati a livello mondiale. Poche settimane fa il Governo nazionale ha emanato un vergognoso provvedimento che limita fortemente il potere dei Sindaci nel cercare di porre un freno alla proliferazione di antenne e di onde elettromagnetiche tramite ordinanze cautelative in attesa che la comunità scientifica si esprima sulla pericolosità o meno di questa nuova tecnologia. E’ l’ennesimo schiaffo ai principi democratici di sussidiarietà e di decentramento dei poteri riguardo le questioni locali. E’ questa la democrazia che pensavano i padri costituenti? Qualche decennio fa, quando ancora gli ideali muovevano la politica, questo non lo si sarebbe concesso, si sarebbe scesi in piazza per protestare contro un provvedimento antidemocratico e probabilmente anti-costituzionale. Dov’è finita la sinistra ambientalista che proteggeva il popolo e la natura dagli abusi del potere? Dov’è finita la Lega federalista e vicina ai Sindaci e ai territori? Dov’è finito il Movimento 5 Stelle impegnato in prima linea nel combattere i poteri forti e i potentati economici?

Ai Comuni, già privati negli anni delle risorse economiche per gli investimenti, ora si dice: per finanziare i servizi e le opere pubbliche aumentate pure a dismisura le tasse ai cittadini e se poi ci sono  problemi che riguardano la loro salute o la devastazione dell’ambiente non vi preoccupate, ci pensiamo noi, voi limitatevi a chiudere le buche nelle strade e a raccogliere la spazzatura.

Questo accade con tutte quelle che vengono definite opere strategiche che poi, andando a scavare un po’, si vede che spesso di strategico hanno solo enormi flussi di denaro, generati dalla multinazionale di turno, che vanno ad alimentare un mondo sommerso fatto di corruzione, appalti truccati, malaffare, inquinamento senza la minima preoccupazione dell’impatto sanitario e sociale sulle persone comuni. Si va dalla TAP alla TAV, dalle piattaforme petrolifere alla cementificazione selvaggia, dalla deforestazione agli allevamenti intensivi di animali, dai mezzi di trasporto altamente inquinanti alla produzione sconsiderata di milioni di tonnellate di plastica che inevitabilmente finisce in mari sempre più sporchi e letali per molte specie di animali marini, dalle concessioni autostradali con tanto di crollo di ponti all’aumento incontrollato e globale di onde elettromagnetiche sempre più pervasive.

Il  tempo è quasi scaduto ci dice oggi Greta Thunberg e ce lo disse nel lontano 1992 Severn Suzuki una ragazzina di 12 anni ancora oggi ricordata come “la bambina che zittì il mondo per 6 minuti”.  La giovane canadese raccolse, insieme ai componenti dell’associazione ambientalista ECO, l’Organizzazione dei Bambini per l’Ambiente, i soldi per potersi recare al Summit mondiale della Terra organizzato dall’ONU e da lì lancio una potente accusa ai potenti della terra, come Greta oggi, sull’indifferenza della politica: “Venendo a parlare qui oggi non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro. Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o qualche punto sul mercato azionario. Sono qui per parlare a nome di tutte le generazioni future. Sono qui per parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il Pianeta e le cui grida restano inascoltate. Sono qui per parlare a nome del numero infinito di animali che stanno morendo nel Pianeta, perché non hanno alcun posto dove andare.

Ho paura di andare fuori al sole ora, a causa dei buchi nell’ozono. Ho paura di respirare l’aria, perché non so quali sostante chimiche contiene. Ero solita andare a pesca a Vancouver, la mia casa, con mio papà, fino a quando pochi anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. E ora sentiamo di animali e piante andare verso l’estinzione, ogni giorno, sparendo per sempre. Nella mia vita ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici, giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto ciò”.

Parole pronunciate nel 1992 da una bambina di fronte a 108 capi di Stato o di Governo e 2.400 rappresentanti di organizzazioni non governative rimaste, come sempre, inascoltate da una classe politica piegata ai diktat dei potentati economici grazie ad un visione distorta del capitalismo delle origini  basata sul mero profitto, per pochi, senza alcuna preoccupazione per i “danni collaterali”.

L’incapacità di dialogare pubblicamente in maniera trasparente e al di fuori di logiche predatorie ed egoistiche, tipiche della finanziarizzazione della società contemporanea, è uno dei mali peggiori che  oggi ci troviamo ad affrontare. Le grandi scelte vengono fatte in un sottobosco fatto di interessi privati, smisurate  ambizioni personali e, spesso, malaffare. Sembra una situazione senza via d’uscita dove le decisioni vengono prese in sedi non  istituzionali e in luoghi magari molto lontani dove i decisori non conoscono nulla di noi, delle nostre tradizioni, del nostro bellissimo Anfiteatro Morenico, della veemenza della Dora Baltea, della maestosità delle nostre montagne, del nostro genius loci, della nostra agricoltura biologica, dei nostri cibi contadini e salutari, delle immense bellezze storiche, architettoniche, paesaggistiche, dei giacimenti culturali, degli innumerevoli sport outdoor praticabili in un ambiente ancora sufficientemente naturale. Ri-partiamo da qui.

Lamentarsi non basta, bisogna rimettersi in gioco cambiando radicalmente il modo di vivere e interpretare la politica a partire da quella locale. Bisogna abbandonare le anacronistiche liturgie di partito per concentrarsi sulla cruda realtà del presente, senza filtri o edulcorazioni, e guardare ad un futuro realmente sostenibile. Due ingredienti sono necessari a nostro modo di vedere: uno sguardo locale, anche se aperto al mondo, e la discesa in campo dei giovani. Ci sono certamente anche da noi delle Severn Suzuki o delle Greta Thunberg che hanno qualcosa da proporre ai potenti del mondo, dobbiamo però creare le condizioni perché lo possano fare a differenza degli anni passati nei quali la politica si è ben vista dall’aprire le porte ad un salvifico ricambio generazionale.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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