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Lunedì, 23 Gennaio 2023 20:56

Un Piano Regolatore piccolo piccolo

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Cominciamo col dire che il Piano Regolatore (PRG da qui in poi) è il documento politico per eccellenza di un’amministrazione locale in quanto strumento deputato alla pianificazione urbanistica della città negli anni a venire. L’urbanistica, che non è una scienza esatta, è quella disciplina che, in base alla situazione socio-economica di un luogo, cerca di elaborare delle strategie finalizzate a interrompere i fenomeni di declino e impoverimento del tessuto sociale e urbano di una città.

Per fare questo servirebbe da parte della politica una visione chiara e coraggiosa, magari anche un po’ utopistica, degli obiettivi che si vorrebbero raggiungere ponendo le basi per attivare processi virtuosi di crescita non solo economica, ma anche culturale e sociale di un territorio. Urbanistica quindi non è solo individuare qualche terreno edificabile limitandosi ad assecondare le richieste dei privati o scrivere delle regole su cosa si può e non si può fare con l’attività edilizia, ma è anche progettualità, organizzazione, creatività, in una parola: visione.

Visione di come si immagina la città nel breve, nel medio e nel lungo termine individuando delle direttrici sulle quali poggiare la proposta di piano da sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica tramite un processo partecipativo vero e non solo promesso con la solita propaganda mediatica. Visione inoltre capace di guardare oltre il campanile abbracciando in uno sguardo prospettico almeno i comuni contermini.

La legge individua in 10 anni la validità, indicativa e non perentoria, di un Piano Regolatore anche se la velocità con la quale nuove tecnologie e nuovi stili di vita si susseguono tenderebbe ad assottigliare questo lasso di tempo, magari snellendo un iter procedurale spesso farraginoso e troppo lungo. Per fare questo servirebbe però una classe politica decisamente più dinamica e incentrata sul Bene Comune di quella attuale.

L’attuale PRG, denominato “PRG 2000”, nasce ad inizio millennio per venire approvato solamente nel 2006 e quindi sono passati da allora oltre 16 anni, un’enormità e intanto la città continua a impoverirsi. Si tratta di uno strumento urbanistico basato su un madornale errore di fondo e cioè la previsione di un aumento demografico, durante la vigenza del piano, di oltre 6.000 abitanti, immaginando un’economia in crescita mentre invece già si scorgevano i primi segnali di una crisi globale dalla quale non siamo più usciti. Fatto sta che dal 2006 ad oggi invece di crescere di 6000 abitanti Ivrea ne ha persi 2000 dal 1991 e circa 1000 dal 2001 scendendo sotto i 23.000 abitanti e più precisamente a 22.767 al 15.11.2022.

Molti professionisti, operatori del settore e cittadini da tempo chiedevano che si mettesse mano al PRG, ma la precedente amministrazione di centro sinistra prima di convincersi a fare qualcosa ha aspettato la fine del mandato (2017) per affidare l’incarico per la redazione di una variante urbanistica, dopo regolare concorso, allo Studio Boeri di Milano. Per i pochi che non lo conoscono l’architetto Stefano Boeri è una cosiddetta “archistar” avendo progettato edifici innovativi e futuristici e redatto piani regolatori in giro per il mondo, da quello di Tirana in Albania a quello della Repubblica di San Marino giusto per citarne alcuni. Il suo staff cominciò così una prima fase di analisi molto approfondita condivisa e discussa con la cittadinanza attiva e gli operatori interessati.  Da questa fase sono state estrapolate alcune direttrici sulle quali si è basata la Proposta Tecnica del Progetto Preliminare approvata nel gennaio 2020. Quella prima bozza di piano conteneva, quali elementi di visione, alcuni ambiti strategici ed alcune proposte urbanistiche che davano alla redigenda variante un profilo innovativo e proiettato nel futuro in un’ottica di sostenibilità ambientale molto marcata. A seguito di ciò sono arrivati, nel novembre del 2020, i pareri emersi dagli enti sovraordinati partecipanti alla prima Conferenza di copianificazione.

Da lì in poi, per motivi incomprensibili ai più, l’attuale amministrazione finì per litigare con lo studio incaricato arrivando addirittura a chiudere anticipatamente il contratto e versando ai professionisti incaricati una cospicua somma per evitare possibili strascichi legali interrompendo un iter procedurale già faticoso e complesso di per sé, ma che conteneva molti spunti interessanti sui quali lavorare.

A seguito di questa decisione la Giunta ha così deciso di utilizzare gli uffici comunali ai quali, non essendo attrezzati per elaborare un Piano Regolatore, sono stati affiancati alcuni consulenti esperti in materia, ma tutto questo solamente nel luglio 2021. Questi ultimi hanno dovuto quindi studiare in modo certosino tutte le corpose osservazioni emerse dalla Conferenza di copianificazione per rielaborare in maniera radicale la precedente impostazione. A questa mole di lavoro, egregiamente svolto dai professionisti incaricati, non si è purtroppo affiancato un indirizzo politico adeguato al PRG di una città importante come Ivrea e questa non è certo una mancanza ascrivibile agli urbanisti quanto all’incapacità della Giunta di ipotizzare e immaginare la città di domani. Eppure di temi di attualità che avrebbero potuto dare un indirizzo chiaro a questo importante documento ce n’erano e ce ne sono a partire dalla transizione ecologica ed energetica a quella produttiva ed economica andando ad individuare aree e progetti strategici sostenibili ambientalmente e socialmente.

Nonostante le continue richieste delle forze di minoranza non si è proceduto, per mancanza di tempo prima delle prossime elezioni, ad un processo di condivisione con la città e con le commissioni consiliari. Il corposo materiale tecnico fornito ai consiglieri è stato trasmesso agli stessi un paio di settimane prima del Consiglio Comunale, senza dare loro il tempo materiale per analizzarlo, ma soprattutto senza la possibilità di poter apportare delle modifiche. Una inutile e dannosa accelerazione, dopo 4 anni e mezzo di mandato, che farà sì che la prossima Amministrazione, qualunque uscirà dalle urne, dovrà portare avanti l’iter di una Variante della quale magari non condivide finalità e obiettivi.

Considerando che si tratta di una Variante Generale del PRG e che avrà una validità di almeno 10/15 anni reputiamo si tratti dell’ennesima occasione persa dalla politica per ridare ad Ivrea e al suo territorio una speranza di ripresa da un declino che pare inarrestabile da quando, ormai da molto tempo, la “grande fabbrica” ha, di fatto, chiuso i battenti e non c’è più stata la capacità di guardare al futuro, come ci insegnava Adriano Olivetti, invece di limitarsi a guardare ai fasti, irripetibili, di un glorioso passato.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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