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Domenica, 06 Febbraio 2022 13:42

Verso il baratro

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Sabato scorso, 22 gennaio, si è celebrato il primo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari adottato dalle Nazioni Unite.

Tale importante documento ottenuto grazie alla campagna di ICAN - International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Campagna Internazionale per l’Eliminazione delle Armi Nucleari), nominata Premio Nobel per la Pace nel 2017, compie infatti un anno dalla sua entrata in vigore il 22 gennaio del 2021 quando gli Stati aderenti sono arrivati a 50. Oggi sono saliti a 59, ma tra questi stride l’assenza della ratifica da parte dell’Italia seppur sollecitata da milioni di cittadini, da migliaia di associazioni e da centinaia di Consigli Comunali.

Ci sono state manifestazioni in tutto il mondo e ad Ivrea è stato organizzato da ben 25 associazioni, tra cui Viviamo Ivrea, un evento per celebrare questa ricorrenza. Spiace dover evidenziare che mentre tutti i gruppi di minoranza fossero presenti in piazza non si è vista l’ombra di un assessore o consigliere di maggioranza. Come spesso è accaduto in questo mandato amministrativo è stata la sola presenza del Sindaco a salvare almeno la faccia di una maggioranza che non ha dimostrato alcun interesse e rispetto di ben due Ordini del Giorno approvati dal Consiglio Comunale di Ivrea: il primo il 10 ottobre del 2016 dal titolo: “Appoggio all’apertura del Trattato Internazionale per l’interdizione delle armi nucleari” e il secondo il 20 novembre del 2017 che deliberava “impegnando Sindaco e Giunta a farsi portavoce presso il Governo affinché l’Italia approvasse il Trattato dell’ONU del 7 luglio 2017 per la Proibizione delle armi nucleari (TPNW) e perseguisse ogni attività finalizzata a rimuovere definitivamente le testate nucleari ancor presenti sul territorio nazionale”.

Negli interventi che si sono succeduti si è fatto notare come le ingenti spese degli Stati per gli armamenti, se dirottate verso iniziative di pace e sviluppo, potrebbero risolvere definitivamente il problema della povertà, della fame, della sete e della cura delle malattie in tutta la popolazione mondiale. Rispetto a questo non si può non notare la cecità dei governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi anni che invece di ratificare il Trattato si sono lanciati nell’immorale acquisto, tanto per fare un esempio, di 90 aerei da guerra F35 del costo di oltre 100 milioni cadauno, per una spesa complessiva di circa 14 miliardi di euro.

Purtroppo la politica mondiale, anche alla luce della pandemia, continua a fare finta che non esista un problema gravissimo di disuguaglianza basato su una finanza predatoria anziché sulla solidarietà, sul profitto privato anziché sui beni comuni, sull’egoismo dei singoli anziché sulla condivisione con la collettività, sui privilegi di pochi anziché sul benessere di tutti. Questi gravi problemi, già evidenti da tempo, sono stati enfatizzati da una pandemia che invece di scatenare una reazione di lotta comune e trasversale al virus ha determinato un aumento esponenziale delle disuguaglianze. I monopoli di fatto detenuti da 3 sole aziende farmaceutiche hanno generato a queste utili per 1.000 dollari al secondo creando 5 nuovi miliardari mentre meno dell’1% dei vaccini da queste prodotti ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito e in via di sviluppo. Nonostante gli enormi utili acquisiti ben si sono visti questi colossi farmaceutici dal sospendere i brevetti per condividere tecnologia e know how sui vaccini COVID-19 magari investendo parte di questi introiti in centri di produzione nei Paesi poveri.

È da poco uscito l’ultimo rapporto di Oxfam (movimento di milioni di persone che lottano contro le disuguaglianze per porre fine alla povertà e all’ingiustizia) dal significativo titolo: “La pandemia della disuguaglianza”, che non lascia adito a dubbi o fantasiose interpretazioni. I numeri che si leggono sono impressionanti e fanno capire che stiamo andando a sbattere contro un muro a 100 all’ora, ma la politica finge di non vedere e di non sapere e si gira dall’altra parte.

Si legge nel rapporto che nei primi 21 mesi del contagio il “surplus personale” di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, è arrivato alla cifra monstre di 81,5 miliardi di dollari. Per fare una significativa comparazione sull’entità di questo patrimonio possiamo dire che equivale al costo della vaccinazione (due dosi più booster) dell’intera popolazione mondiale. Un altro dato impressionante è che in due anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del pianeta hanno più che raddoppiato la loro ricchezza passando da 700 a più di 1.500 miliardi di dollari. Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono finite sotto la soglia di povertà; si prevede che entro il 2030 le persone che saranno costrette a vivere con meno di 5,5 dollari al giorno diventeranno 3,3 miliardi praticamente la metà della popolazione mondiale. È stato calcolato che ogni 4 secondi nel mondo una persona muore per elevati livelli di disuguaglianza come la mancanza di accesso alle cure, fame, crisi climatica e violenza di genere.

Come sostiene Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International: “La disuguaglianza non è una fatalità, ma il risultato di precise scelte politiche” e la lotta alle disparità sarà uno dei temi che la politica non potrà più derubricare a problema secondario, pena il caos e il disastro sociale.

Quando si parla di politica si intende la politica a tutti i livelli e anche gli enti locali, pur rimanendo nell’alveo delle proprie limitate competenze, dovranno fare la loro parte per eliminare disuguaglianze, privilegi e favoritismi. Non è certo la strada giusta da perseguire quella intrapresa dall’attuale Giunta che ha pubblicato il 22 dicembre un bando per contributi pari a 100.000 euro alle associazioni di volontariato e società sportive che scadeva il 26 dicembre senza darne la giusta evidenza e il tempo necessario per partecipare. Così come non è accettabile che vengano assegnati 300.000 euro di contributi a qualche commerciante (93 su 500) sempre con un bando, che richiedeva una serie di requisiti non immediatamente reperibili, pubblicato dal 7 al 21 dicembre senza darne la necessaria evidenza tanto che nemmeno alcune associazioni di categoria ne sono venute a conoscenza. Ognuno dovrà fare la propria parte per evitare il peggio ed anche noi, nel nostro piccolo, dovremmo cominciare a dare l’esempio.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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