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Lunedì, 16 Maggio 2022 16:20

Le eterne incompiute

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Lo abbiamo detto e ripetuto allo sfinimento nella campagna elettorale che ha preceduto le elezioni del 2013: “Andiamoci piano a promettere opere pubbliche fantasmagoriche. Se si conosce il trend storico, e quindi la reale disponibilità di risorse nel bilancio della città, non si possono creare aspettative di fatto irrealizzabili”.

Alla luce di questo il nostro “progetto” elettorale prevedeva la realizzazione di poche e ben definite opere di grande entità, a partire dalla Biblioteca civica, dedicandosi a chiudere, piuttosto, tutta una serie di criticità che ci si porta appresso fin dalla precedenti amministrazioni. Non così è stato per altre forze politiche a partire da chi oggi governa la città che in quanto a promesse, di fatto irrealizzabili, non ha lesinato sforzi di fantasia ed oggi ci tocca riscontrare che le nostre previsioni erano purtroppo realistiche.

Altro filone sul quale da sempre ci battiamo è quello delle manutenzioni ordinarie del patrimonio immobiliare pubblico che se non eseguite costantemente con un dispendio di risorse limitato, ma pianificato e coordinato, dopo pochi anni si trasformano in manutenzioni straordinarie. Il cambio di aggettivo da ordinario a straordinario non è irrilevante e ben lo sa, o per lo meno dovrebbe saperlo, chi amministra la cosa pubblica perché mentre la manutenzione ordinaria viene pagata con la “spesa corrente” quella straordinaria va a carico delle “spese in conto capitale” andando a drenare le già sempre limitate risorse per gli investimenti.

A monte di tutto questo servirebbe una visione chiara di dove si vorrebbe portare la città per ipotizzare, in base a valori dichiarati e linee di indirizzo conseguenti, un possibile futuro che partendo dalla situazione attuale sappia traguardare al medio e al lungo periodo.

Purtroppo l’attuale Giunta, e l’eterogenea maggioranza che la sostiene, non si sono discostate dalla pessima abitudine della politica italiana contemporanea di governare non su basi programmatiche e pianificazione, ma tamponando emergenze e navigando a vista con un occhio sempre rivolto al mero consenso. Atteggiamento che in vista dell’ultimo miglio di mandato sta aumentando considerevolmente cercando affannosamente di recuperare quanto non fatto nei 4 anni appena trascorsi.

Quattro anni che sarebbero dovuti bastare per conoscere il funzionamento della macchina comunale e mettere in atto qualcuna delle tante promesse fatte e più volte reiterate, ma mai portate a compimento.

Ed è così che arriviamo ora alla presentazione nel prossimo Consiglio Comunale dell’ultimo bilancio preventivo di questa amministrazione dal quale si apprende che alcune delle opere promesse a titoloni sui giornali sono sparite dai radar e molte delle istanze aperte molto probabilmente rimarranno tali senza trovare una soluzione.

La scorsa settimana avevamo accennato a qualcosa, ma volendo entrare un po’ più nel dettaglio non possiamo non ricordare, uno tra i tanti, il “pasticcio” Movicentro dove per questioni meramente ideologiche la Giunta, invece di ascoltare i consigli delle minoranze, ha preferito infilarsi in un ginepraio pseudo burocratico, a nostro modo di vedere non necessario, dal quale non è più riuscita ad uscire tant’è che ad oggi la situazione è in stallo. La questione nacque dalla scadenza della convenzione tra il Comune e la cooperativa ZAC che, a detta di tutti, aveva ben gestito e mantenuto aperto uno spazio altrimenti destinato all’abbandono e alla micro delinquenza. Nel momento di un possibile rinnovo, previsto dal contratto, la vice Sindaca ha però posto una presunta questione di “legalità” ritenendo che gli spazi da sempre in capo al Comune, che ne ha sempre curato la manutenzione e la gestione, secondo quanto stabilito da una convenzione con RFI a seguito di precedenti accordi definiti dalla Regione Piemonte,  non fossero di fatto nella disponibilità dell’Ente aprendo una diatriba che ancora non si sa dove  porterà e quanto costerà ai cittadini eporediesi. La disponibilità del bene alla città di Ivrea era invece evidente visto che, in seguito all’“Accordo preventivo tra il Comune di Ivrea e RFI SpA per la realizzazione del Movicentro di Ivrea” del 22 maggio 2002, il Movicentro è stato costruito e costato la bellezza di 6,5 mln di euro di cui 3,1 a carico dello Stato, 1,8 a carico della Regione e 1,6, il 24%, a carico del Comune, mentre di RFI non c’è traccia. L’accordo con RFI diceva anche chiaramente all’art.9 che: “al Comune di Ivrea competerà l’assunzione in gestione dell’intera strutturacosa che evidentemente è accaduta assumendosi il Comune anche tutti i costi relativi alle utenze e alla manutenzione ordinaria e straordinaria dell’immobile in tutti questi anni. Quando si pongono questioni di “legalità” bisognerebbe sempre pesare le parole perché se la situazione di “presunta illegalità”, individuata ai tempi della scadenza del contratto, fosse vera, non essendo cambiato nulla da allora, l’Amministrazione si troverebbe in una situazione quantomeno imbarazzante.

Tante parole e tante promesse di tempi brevi sono state fatte sulla questione e nel frattempo sono passati due anni durante i quali ci troviamo in un limbo dal quale non si vede, ad oggi, nessuna via d’uscita immediata e di certo non si tratta di una bella situazione per un Ente pubblico che dovrebbe fare della trasparenza una priorità imprescindibile.

Giusto per rimanere in zona e per evidenziare la confusione che regna sovrana tra il Comune e RFI prossimamente riprenderemo la questione, lì sì con evidenti problemi di legalità, della mancanza del collaudo statico del sovrappasso che dal Movicentro porta alla Stazione ferroviaria.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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