Abbiamo evidenziato la scorsa settimana una serie di iniziative che la Giunta sta mettendo in atto freneticamente pur sapendo di non poterle portare a compimento prima della tornata elettorale di maggio. In taluni casi nemmeno iniziare.
Quando uscirà questo articolo si sarà già svolto il Consiglio Comunale di lunedì 21 marzo nel quale abbiamo presentato, insieme a tutta la minoranza, una mozione che chiede al Sindaco e all’esecutivo di soprassedere dal prendere decisioni su argomenti di una certa rilevanza “senza aver prima terminato un percorso di approfondimento e di condivisione col Consiglio Comunale, con i portatori di interessi e con i cittadini continuando a lavorare sulla fase istruttoria, ma senza prendere decisioni frettolose che potrebbero rivelarsi problematiche per la prossima Amministrazione, di qualunque colore essa sia, in una gestione oculata, responsabile e non ideologica nel solo interesse della Comunità eporediese”.
Chi ci legge sa che una mozione viene votata dai consiglieri comunali per cui vedremo quale posizione prenderà l’eterogenea maggioranza che su molti argomenti è più spaccata che mai. Questo si evince anche dalle candidature che il centro destra sta mettendo in piedi e non prevedono la presenza del Sindaco uscente evidenziando che i cinque anni di amministrazione Sertoli ai partiti di centro destra non sono proprio piaciuti.
Da mesi andiamo dicendo che sarebbe opportuno, da entrambe le parti, a meno di due mesi dalle elezioni mantenere un certo fair play istituzionale scindendo quella che è la figura dell’amministratore in carica da quella del candidato, ma a vedere il convulso attivismo, fuori tempo, di alcuni assessori questo auspicio appare chiaro non sia stato minimamente considerato.
E dire che ci sono molti esempi su come tagliare nastri, promettere fantasmagoriche e future opere pubbliche, assegnare spazi pubblici fuori tempo massimo, non siano operazioni di buon auspicio. La rotonda di piazza Balla e relativa pista ciclabile sono lì a ricordarlo, ma tant’è, contenti loro …
Tanto per fare un esempio di decisioni che sarebbe più corretto lasciar prendere a chi verrà è da un paio di settimane sul tavolo, dopo anni di parole a vuoto, la questione, tutta ideologica, dell’affidamento della gestione dei locali del Movicentro. Una storia che si innesca fin da inizio mandato con il chiaro intento di “sfrattare” gli attuali gestori e cioè la cooperativa ZAC! Alla scadenza del contratto sarebbe stato legittimo da parte della Giunta, se non condivideva l’attuale modalità di gestione, prospettare nuove idee, nuove possibilità di utilizzo, ma per fare questo sarebbe servita una volontà politica, un progetto alternativo a quello attuale che ha ben funzionato, che chiaramente non c’era. In mancanza di idee e di proposte concrete per un utilizzo alternativo degli spazi si è messa in piedi una manfrina su presunte irregolarità legate alla proprietà dell’immobile perdendo anni in sterili discussioni che hanno portato alla redazione di una perizia inutile e con diversi elementi critici, quando sarebbe bastato far valere le convenzioni originarie sottoscritte dalla Regione, da RFI e dalla Città di Ivrea con le quali in tutta chiarezza veniva concesso l’utilizzo gratuito degli spazi alla nostra città.
Dopo mille polemiche e la formalizzazione della questione di fronte a un notaio è calato il silenzio ed ora, a meno di due mesi dalla tornata elettorale ecco uscire delle indiscrezioni, non smentite dai diretti interessati, sulla volontà della Giunta di fare uno spezzatino di quei locali eliminando a monte l’unitarietà degli stessi con l’ovvia conseguenza di rendere inattuabile e quindi non più proseguibile il progetto socio-culturale che aveva permesso alla cooperativa ZAC! di vincere il bando.
Al di là del colore politico e delle idee che ognuno di noi ha in mente, quando si vestono i panni dell’Amministratore pubblico bisognerebbe avere l’accortezza di non schierarsi a prescindere per l’una o l’altra soluzione senza avere prima valutato e condiviso i lati positivi e quelli negativi di una determinata realtà. Se poi si reputa che una certa situazione non si inserisca nel novero delle politiche pubbliche che si vogliono mettere in atto basta metterci la faccia e proporre soluzione alternative. Trincerarsi dietro presunti cavilli tecnico-amministrativi evidenzia il fatto di come non si sia in grado di affrontare un confronto politico trasparente, in contraddittorio con le parti, utile nel ricercare e trovare soluzioni condivise nell’interesse della collettività.
Altro tema sul quale abbiamo ripetutamente chiesto di soprassedere per non innescare polemiche e retro pensieri in questa fase di campagna elettorale è la volontà della Giunta di approvare, a poco più di un mese dal voto, il progetto definitivo della Variante generale del PRG. Per fare questo servirà che si dia una risposta alle osservazioni dei cittadini; operazione delicata che abbiamo chiesto più volte di analizzare in Commissione demandando le controdeduzioni alla prossima Amministrazione. Rispondendo ora in fretta e furia alle osservazioni, dopo aver approvato il Progetto Preliminare in fretta e furia, è chiaro che si darà adito a cattivi pensieri …
Da molti mesi stiamo assistendo a una disgregazione sistematica della maggioranza che governa la città da quelle elezioni del 2018 tramite le quali gli elettori chiesero a gran voce un cambiamento di rotta nel modo di amministrare una città ferma, ingessata, invecchiata, incapace di andare oltre la fine dell’epopea olivettiana per proporre alle nuove generazioni una speranza di futuro.
Di cambiamenti basati su politiche pubbliche innovative e partecipate, così come promesso a piene mani in campagna elettorale, non se ne sono visti e dove qualcosa è stato modificato lo è stato in peggio. Dopo una campagna elettorale basata su slogan e promesse improponibili (qualcuno ricorderà il fantomatico Palazzetto dello Sport), nei primi anni di governo, non avendo la benché minima conoscenza dei problemi della città, la Giunta ha tentato maldestramente di porre in essere qualcuna delle proposte scopiazzate dai programmi delle altre forze politiche finite in minoranza.
Salvo i primi mesi di mandato nei quali non sapevano letteralmente da che parte cominciare, e allora chiedevano consigli e qualche dritta, nel resto della consiliatura gli assessori, inizialmente supportati dalla maggioranza, hanno eretto un muro di incomunicabilità impostando il loro mandato in maniera personalistica curando il proprio orticello spesso senza avvisare nemmeno il Sindaco. Primo cittadino che spesso è parso vincolato da scelte che probabilmente non condivideva, ma che gli venivano imposte dai partiti che l’avevano candidato.
Ovviamente una situazione di questo tipo non può reggere a lungo e il Covid-19, con la lunga interruzione e sospensione della normale attività amministrativa, ha aiutato una maggioranza divisa su tutto a tirare a campare. Dalla ripresa dei lavori in presenza si sono cominciate a rilevare le prima crepe con prese di posizione estemporanee di assessori e/o consiglieri che, su determinati temi, si smentivano tra di loro. Volendo esprimere un giudizio sulla compattezza della maggioranza va detto che almeno in un caso, anzi in due, è stata granitica affossando due mozioni da noi presentate insieme ai colleghi di minoranza, la seconda delle quali sollecitata dai ragazzi di Friday for Future. Mozioni approvate in migliaia di Comuni italiani ed esteri che chiedevano semplicemente di riconoscere il fenomeno del cambiamento
climatico impegnandosi ad agire di conseguenza mettendo in atto azioni responsabili basate sulla sostenibilità e sulla sobrietà. È curioso di come un fenomeno ormai sotto gli occhi di
tutti e riconosciuto come il più grande problema della nostra epoca sia stato addirittura negato dalla maggioranza eporediese in quanto, secondo il loro parere, non riconducibile a cause antropiche.
In un clima sempre più teso all’interno della stessa maggioranza e man mano che si avvicinava la data delle elezioni, fissate al 14 e 15 maggio, abbiamo più volte detto che sarebbe stato opportuno ponderare bene le scelte, per lo meno quelle di una certa rilevanza,
che la Giunta avrebbe deciso di definire in extremis dopo aver avuto cinque anni di tempo per tentare di risolvere qualche problema.
Nonostante aver noi ribadito più volte l’opportunità di un certo fair play istituzionale alcuni assessori hanno invece cominciato una frenetica attività propagandistica finalizzata ad una mera ricerca di consenso della peggior specie ed ecco apparire, in un orizzonte temporale ormai limitato e in piena campagna elettorale, decisioni equivoche, discutibili e di dubbia legittimità.
La sensazione molto forte è che accortisi di non essere riusciti a portare a compimento molte delle promesse fatte con troppa faciloneria stiano cercando di appuntarsi qualche medaglietta forzando però tempi e procedure che andrebbero maggiormente condivise con il Consiglio
Comunale e con i cittadini. Giusto per citarne alcune che poi avremo modo di sviscerare più nel dettaglio ci riferiamo:
alla volontà di approvare la variante al PRG in Giunta, senza alcuna ulteriore condivisione rispondendo alle osservazioni dei portatori di interessi in pieno dibattito preelettorale;
all’assegnazione di spazi di proprietà comunale, dopo averle cacciate con motivazioni capziose, ad una serie di associazioni, ma senza un criterio logico e una scala oggettiva di priorità. Addirittura in un caso specifico sfrattando l’Auser (Associazione nazionale per l’invecchiamento attivo) dalla sede storica nonostante l’importanza sociale da questa svolta, comprese le centinaia di trasporti di anziani per visite ed esami;
sempre in tema di assegnazione di spazi andrà verificata l’operazione di ristrutturazione del Castellazzo visto che non siamo a conoscenza di alcun progetto e di nessuna procedura di gara ad evidenza pubblica né per la progettazione, né per l’esecuzione dei lavori;
alla volontà di far partire il complesso bando per l’affidamento della progettazione della nuova Biblioteca senza il necessario approfondimento e dibattito pubblico sulle proposte appena presentate dall’Alta Scuola Politecnica sul Polo Culturale di Piazza Ottinetti;
alla decisione, incomprensibile, di non contribuire alla realizzazione della 43° edizionedell’Open Jazz sostituendola con due spettacoli gratuiti, e piuttosto onerosi, in pienacampagna elettorale.
ultima, ma solo per questioni cronologiche, la voce che circola, da appurare, sull’estremotentativo della Giunta, dopo tutto il tempo e denaro pubblico spesi dietro inutili perizie, diinterrompere il progetto socio-culturale ZAC sviluppatosi negli anni all’interno deglispazi del Movicentro.
Che l’attuale Amministrazione non fosse in grado di governare la città con lungimiranza, capacità progettuale, equità, gestione del presente e visione del futuro, l’hanno capito in molti da tempo, ma che nel pieno della campagna elettorale tentassero di mettere in atto, in zona Cesarini, alcuni “colpi di coda” piuttosto discutibili è operazione che si potevano responsabilmente risparmiare.
Sono passati 10 anni da quando un gruppo di cittadini scontenti della situazione politica - in generale, ma con uno sguardo specifico all’amministrazione locale - ha dato vita a un gruppo di ispirazione civica che ha preso il nome di Viviamo Ivrea. Il nostro malcontento nasceva soprattutto dal fatto che i partiti politici, strutturati a livello nazionale, invece di ascoltare i cittadini ed elaborare in maniera trasparente e partecipata politiche pubbliche incentrate sul Bene Comune, si erano nel tempo trasformati in meri comitati elettorali in cui le decisioni venivano prese nelle segreterie.
Dopo una lunga serie di incontri con persone provenienti dalla società civile e riscontrando una condivisione di intenti che andava oltre la dicotomia destra/sinistra, si è così deciso di dare vita a una lista civica per presentarsi alle elezioni amministrative del 2013. Viviamo Ivrea riuscì a prendere già abbastanza voti da portare un proprio rappresentante in Consiglio Comunale. Chi segue le vicende politiche della città ricorderà che l’Amministrazione dal 2013 al 2018 è stata appannaggio del Partito Democratico, con il Sindaco Carlo Della Pepa al suo secondo mandato. Sono stati per noi 5 anni molto intensi durante i quali abbiamo imparato a conoscere il funzionamento della macchina pubblica. Fin da subito ci siamo posti come una forza di minoranza: non di “opposizione” a prescindere, ma valutando di volta in volta i provvedimenti portati in discussione e votazione dall’esecutivo, perseguendo quello che per noi è l'unica cosa fondamentale: l'interesse della collettività. Ciò che ci colpiva di quella amministrazione era l’incapacità o la mancanza di volontà di condividere - con la minoranza e con la cittadinanza - il dibattito sui temi di maggior rilevanza. Il nostro pensiero è sempre stato quello che quando si tratta di fare delle scelte che toccano i valori e l’etica non dovrebbero esistere, almeno a livello locale, posizioni ideologiche provenienti dall’alto: un rischio questo che nel caso di una forza civica, come la nostra, non esiste. Le nostre molteplici battaglie in quegli anni sono state sempre basate sull’analisi e la conoscenza dei temi trattati e hanno fatto sì che acquisissimo un bagaglio di esperienze che ha fatto crescere la nostra cultura politica, facendoci capire che un modo diverso di amministrare è possibile. Allora, così come ora.
Forti di questo percorso e avendo acquisito una certa autorevolezza e credibilità all’interno del panorama politico cittadino, nel 2018 abbiamo nuovamente partecipato alle elezioni, questa volta in coalizione con altri due gruppi politici cittadini. Abbiamo ottenuto un consenso fino a pochi anni prima impensabile, certificato dai quasi 2.000 elettori che si riconoscevano nelle nostre idee e proposte: il 18% dell'elettorato ha votato per noi. Abbiamo sempre fatto proposte finalizzate al futuro: ma sempre partendo dall'analisi del passato, almeno da quello più recente. Ma le elezioni di 5 anni fa sono state vinte da una coalizione di centro destra e con a capo un Sindaco che si dichiarava (e lo fa ancora oggi) più di sinistra che di destra, dal punto di vista degli ideali. Come era stato previsto fin da subito dagli osservatori più attenti, l'Amministrazione - che sta ora completando il proprio mandato - si è dimostrata fin da subito un gruppo eterogeneo e senza alcuna esperienza, che non ha certo vinto per i propri meriti, ma grazie ai demeriti dell’avversario diretto, che negli ultimi cinque anni aveva scontentato un po’ tutti. Nei mesi che ci separano dalle elezioni avremo modo di valutare nel dettaglio l’operato dell’Amministrazione uscente che lascia sul campo molte più incertezze di quella precedente. Con le elezioni del 2018, con il 18% di voti ottenuti, secondo un metodo di calcolo purtroppo poco rappresentativo, abbiamo portato in Consiglio Comunale un solo rappresentante. Questo nonostante avessimo ricevuto oltre il doppio dei voti della tornata elettorale precedente. Tuttavia, nell’ultimo quinquennio qualcosa di diverso c'è stato. La collaborazione con gli altri colleghi di minoranza è stata più marcata e proficua: abbiamo condiviso con loro una visione politica basata su valori e principi condivisi, ma soprattutto incentrata su nuove modalità di discussione.
Quest'esperienza ci ha quindi portato a iniziare un percorso di confronto comune per presentarci insieme alle elezioni amministrative che si terranno nella prima metà del 2023. Ci siamo a lungo confrontati sui contenuti e sugli elementi che avrebbero potuto risultare divisivi, proseguendo quel metodo di discussione alla pari già utilizzato nel corso di tutto il mandato.
Chiusa positivamente questa fase di approfondimento, abbiamo deciso di creare una coalizione progressista e riformista con il Partito Democratico e Laboratorio Civico Ivrea, e che il metodo più democratico per individuare il candidato Sindaco di questa coalizione fosse un passaggio dai nostri potenziali elettori tramite delle primarie di coalizione.
È così che domenica 26 febbraio dalle 8,30 alle 19,30 nei seggi di Sala S.Marta (in centro) e nei quartieri di Bellavista e S. Giovanni (presso i rispettivi centri civici) i cittadini eporediesi potranno manifestare la loro preferenza per il futuro candidato Sindaco della coalizione.
I tre candidati saranno l’autore di questo articolo, Francesco Comotto per Viviamo Ivrea, Matteo Chiantore per il Partito Democratico e Enrico Giacopelli per Laboratorio Civico.
I tre candidati individuati dai rispettivi gruppi hanno caratteristiche personali ed esperienze molto diverse anche se il compito di chiunque verrà scelto dagli elettori sarà quello di garantire l’attuazione del programma di coalizione condiviso.
È la prima volta che il candidato Sindaco di una coalizione viene individuato attraverso le primarie e noi crediamo, al di là del risultato finale, che questo sia un evento epocale per la politica cittadina e che potrà diventare un esempio da seguire anche in futuro, rendendo protagonisti i cittadini/elettori che potranno scegliere senza doversi vedere "imposto" un candidato dalle segreterie di partito.
Il nostro auspicio è che i cittadini e le cittadine, sempre più distanti da una classe politica che non li rappresenta, colgano l’occasione per diventare parte integrante di quel cambiamento che Viviamo Ivrea persegue fin dalla sua nascita partecipando numerosi a questo appuntamento e indirizzando con il loro voto le sorti della città futura.
La mia candidatura per la lista civica Viviamo Ivrea nasce dalla necessità di possedere, a nostro modo di vedere, un bagaglio di esperienza e di coerenza che il mio passato - 10 anni come Sindaco e 10 anni come Consigliere Comunale - è lì a testimoniare. Più che le parole io credo che siano gli atti e i fatti compiuti durante una ventennale attività di amministratore pubblico a parlare di me. Ivrea è una città dalle grandi potenzialità e credo fortemente che ci siano tutte le caratteristiche per poter mettere in atto le azioni necessarie a fare un salto di qualità nel modo di fare politica, più vicino alle persone, facendo rinascere una città sofferente, che deve ritrovare la capacità di guardare al futuro, ponendo le condizioni per trattenere qui le sue forze migliori e ritornare ad essere un punto di riferimento per il territorio.
Dopo 10 anni di minoranza in una città governata prima dal centro-sinistra e poi dal centro-destra ci siamo convinti che per poter cambiare il modo di amministrare fosse necessario trovare dei compagni di viaggio con i quali condividere le modalità di fare politica che ci hanno animato in tutto questo tempo basate su: ascolto, competenza, trasparenza, partecipazione, esperienza, legalità, coinvolgimento dei cittadini, buone prassi. Sono, d’altronde, i binari sui quali si è mossa la nostra azione nei due mandati: mai un’opposizione sterile e preconcetta, ma la consapevolezza che essere “dall’altra parte” significa (o dovrebbe significare, se ti permettono di farlo) esercitare un’azione di controllo, di stimolo, di proposta, non essere un nemico a prescindere.
Abbiamo così avviato, alcuni mesi fa, un percorso capace di andare oltre le ideologie o i diktat di partito, con quei gruppi politici di area progressista che maggiormente si sono detti interessati mettendo senza timore sul tavolo del dibattito quegli elementi che avrebbero potuto essere anche divisivi. In questi mesi di confronto abbiamo riscontrato una buona capacità di risolvere in maniera condivisa i problemi e trovato una modalità di discussione replicabile anche in futuro se toccasse a noi amministrare la città. Piuttosto che dal nome del potenziale candidato Sindaco siamo quindi partiti dai contenuti, dai metodi e dai valori che dovranno contraddistinguere la nostra proposta politica. Non abbiamo fatto passi indietro rispetto alle nostre convinzioni e ai nostri principi, convinti di aver trovato degli alleati con i quali farne molti, assieme, d’ora in avanti. Perché questa città ha bisogno di guardare avanti e di rimettersi in cammino mettendo da parte anacronistiche e inconcludenti liturgie legate ad un passato che va tenuto in considerazione, ma superato.
Concluso questo percorso, che non era scontato in partenza, ci siamo detti che il candidato Sindaco avrebbe dovuto essere la persona più adatta a garantire l’attuazione del programma condiviso. A questo punto sono emerse delle legittime divergenze perché mentre qualcuno vede nell’esperienza amministrativa l’elemento più importante altri credono che sarebbe più utile un soggetto giovane o che non abbia avuto esperienza diretta come amministratore pubblico. Partendo da ciò abbiamo quindi pensato di far scegliere il candidato ai potenziali elettori, tramite delle primarie di coalizione. Questa scelta purtroppo ha causato un passo indietro da parte del Movimento 5 Stelle che, presumibilmente per decisioni nazionali, ha deciso almeno per ora di sfilarsi. Noi rimaniamo fiduciosi del fatto che, una volta individuato il candidato Sindaco, i 5 stelle troveranno il modo per riagganciarsi a quel percorso comune lungo e proficuo che ci ha visti marciare fianco a fianco e che ora sarebbe un peccato abbandonare.
Dopo aver deciso di partecipare alle primarie il gruppo di Viviamo Ivrea ha deciso che io sarei stato il candidato ideale per portare avanti, grazie all’esperienza fatta sul campo e con la coerenza e passione dimostrata nella mia attività politica a livello locale, il progetto programmatico condiviso dalla coalizione che contiene molti dei punti cardine da noi portati avanti fin dalle elezioni del 2013 e a seguire in quelle del 2018. Anche se sono consapevole della difficoltà del compito che mi aspetta, nel caso fossi io il prescelto, ho messo a disposizione della coalizione la mia candidatura convinto di poter apportare quel valore aggiunto, legato all’esperienza e alla conoscenza della “macchina pubblica”, necessario ad un cambiamento reale nel modo di fare politica in città facendo diventare Ivrea un esempio di buona amministrazione pubblica, innovativa, moderna, solidale, imperniata sul bene comune e sul ben-essere di tutti gli eporediesi.
Siamo convinti che questa coalizione abbia proposto ai suoi elettori una terna di candidati validi e qualificati. Molto diversi tra loro, per esperienza politica e personale: tre persone che rappresentano tre gruppi che in questi mesi hanno dimostrato ciò in cui noi crediamo da sempre e cioè che le differenze debbano essere opportunità di confronto e arricchimento reciproco per il bene della comunità eporediese.
Ivrea, 5 febbraio 2023
A seguito del percorso intrapreso tra il circolo PD di Ivrea, Laboratorio Civico Ivrea, Viviamo Ivrea e Movimento 5 Stelle sui temi, le sfide e le grandi scelte che la cittá dovrà prendere nei prossimi anni di amministrazione, le forze politiche a confronto hanno trovato una convergenza programmatica per la costruzione di una forza progressista che possa restituire la città a un’amministrazione improntata sui valori di inclusivitá e partecipazione.
Pd, Viviamo Ivrea e Laboratorio Civico Ivrea hanno convenuto che la scelta del candidato sindaco della coalizione sarà fatta attraverso le “primarie di coalizione”.
La sfida per vincere le amministrative 2023 avrà bisogno di tutte le sinergie che si sono create in questi 5 anni di opposizione al governo di centrodestra: auspichiamo che il Movimento 5 Stelle, in qualitá di quarta forza politica che ha preso parte al processo di confronto di questi ultimi mesi, rimanga nel perimetro di coalizione per intraprendere con noi la sfida di queste elezioni.
Le primarie di coalizione vedranno partecipare:
Le votazioni saranno aperte a tutti i cittadini iscritti alle liste elettorali di Ivrea e avranno luogo domenica 26 febbraio dalle ore 8.30 alle 19.30 nelle sedi di
Sarà possibile inoltre, in caso di comprovato impedimento alla mobilità, esprimere il proprio voto a domicilio inviando una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. con i propri dati (nome, cognome, indirizzo di residenza e numero di cellulare) entro il 22 febbraio 2023.
Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare già da ora, con noi, al percorso di rinnovamento e condivisione della nostra città futura.
Qualche settimana fa evidenziavamo, in questo stesso spazio, le tante promesse non mantenute dall’attuale maggioranza, ma anche le opere iniziate e non finite o quelle finanziate per le quali non ci sono ancora nemmeno i progetti definitivi ed esecutivi.
La stessa situazione, anche se in un altro ambito, è quelle relativa alla Variante Generale del Piano Regolatore, una modifica del principale strumento urbanistico della città attesa da anni e la cui elaborazione è stata decisa addirittura dalla precedente amministrazione nel 2017. Non sono bastati all’attuale maggioranza 5 anni di governo della città per concludere l’intero iter procedurale ed è ormai chiaro che non ci siano più i tempi tecnici necessari per poter vedere approvata la variante.
A peggiorare la già confusa situazione, generata dall’attuale amministrazione procrastinando continuamente decisioni per l’evidente mancanza di pianificazione e programmazione, si è inserito il famigerato PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Uno dei peggiori difetti della politica italiana è quello di trasformare opportunità in problemi. Ad esempio si cercano spesso fondi, spesso aumentando un debito da tempo fuori controllo, che però una volta ottenuti poi non si sanno spendere oculatamente, in maniera efficiente e nei tempi stabiliti. Troppo preoccupati nel chiedere all’Europa più risorse di quelle ipotizzate, non si sa bene in base a quali calcoli, ci si è dimenticati della necessità di avere pronti i relativi progetti. La soluzione adottata per non perdere i fondi, tipicamente italiana, è stata allora quella di dire alle Regioni, alle Province (dove ci sono ancora) o alle Città Metropolitane e ai Comuni, di tirare fuori dai cassetti i progetti che lì giacevano polverosi anche se da tempo immemore e concepiti in tempi completamente diversi da quelli che stiamo vivendo e diventati, in alcuni casi obsoleti.
Non sarebbe stato meglio, come peraltro l’Europa ci aveva chiesto, invece di disperdere le ingenti risorse in mille piccoli progetti eterogenei, non coordinati e spesso non prioritari, mettere mano in maniera sistemica, sull’intero territorio nazionale, ad una riqualificazione e rigenerazione delle grandi infrastrutture e/o sul patrimonio immobiliare pubblico? Tanto per fare alcuni esempi semplici, semplici: rete ferroviaria, strutture sanitarie, edilizia scolastica e pre-scolastica, infrastrutture per il digitale e via discorrendo. Tutte opere di grande entità alle quali non si è mai messo mano in maniera organica e complessiva per la mancanza di fondi, ma non si è nemmeno pensato di redigere quantomeno i progetti in modo da affrontare anticipatamente i vari vincoli e problemi per trovare delle soluzioni prima che qualcuno ci chiedesse dall’oggi al domani i progetti definitivi/esecutivi e quindi già appaltabili. Proprio così come e capitato ora col PNRR.
Questa incapacità di investire sul futuro disegnando, almeno sulla carta, auspicabili scenari di sviluppo sostenibile ed elaborando degli studi di fattibilità pertinenti ha fatto sì che oggi per correre dietro ai finanziamenti a valere sul PNRR si sono, come detto, riesumati progetti vecchi di 10 o 20 anni e quindi spesso non più adeguati ai tempi.
Un esempio lampante che toccherà la nostra città nei prossimi anni è quello dell’elettrificazione della ferrovia da Ivrea a Aosta, concepito diversi anni fa e mai andato in porto per la mancanza di fondi, ma soprattutto per la mancanza di un piano organico e complessivo di riqualificazione e ammodernamento della rete da Aosta a Chivasso a partire dal raddoppio della linea da Ivrea a Chivasso. Va infatti chiarito, perché su questo c’è molta confusione, che l’elettrificazione non comporterà un miglioramento ai problemi di sovraffollamento delle carrozze che continueranno ad essere le stesse oggi in circolazione acquistate dalla Valle d’Aosta.
Se l’elettrificazione è una buona cosa, per la quale siamo tutti d’accordo, ciò che ci vede fortemente contrari è l’idea di rialzare il tunnel che passa sotto il centro della città dopo il ponte sulla Dora con mille incognite (geognostiche, sanitarie, archeologiche, ecc.) per consentire ai treni di potersi agganciarsi alla linea aerea per il trasporto dell’energia elettrica. Giusto per rimanere in tema di sostenibilità qualcuno ha fatto un calcolo dell’impatto ambientale, economico, paesaggistico e di impatto sulla viabilità cittadina?
Evidentemente no e la Conferenza dei Servizi asincrona conclusasi frettolosamente il 23 dicembre durante le festività natalizie ha approvato un progetto “definitivo” che di definitivo ha poco o nulla demandando addirittura a chi vincerà la gara d’appalto l’elaborazione del progetto esecutivo. Non c’è nemmeno chiarezza su quanto sia la famigerata sopraelevazione del Lungo Dora e si va dal paventato metro e mezzo agli 85 cm verbalmente esplicitati in una Commissione consiliare, ma non riscontrabili in alcuna sezione di progetto.
Troppe incognite aleggiano su questa parte di un progetto ideato, come si diceva prima, parecchi anni fa, ma nel frattempo la tecnologia ha fatto passi da gigante ed oggi, ad esempio, esistono dei treni bimodali (elettrico/batteria) o trimodali (elettrico/batteria/diesel), molto più capienti degli attuali, che consentirebbero di non fare alcun ampliamento della galleria viaggiando semplicemente a batteria per il km e mezzo della sua lunghezza senza rallentamenti risolvendo anche il problema del sovraffollamento. Treni acquistabili senza ulteriori esborsi di denaro pubblico, ma con i soldi risparmiati dalla non esecuzione dell’allargamento del tunnel.
Queste argomentazioni le abbiamo portate, come forza di minoranza, all’attenzione dell’amministrazione e sono sfociate in una mozione, approvata all’unanimità, con cui il Consiglio Comunale ha espresso la propria contrarietà a quest’opera inutile, molto costosa e facilmente evitabile. Con questo forte mandato del Consiglio Comunale il Sindaco si è recato a Roma per manifestare il pensiero della città di Ivrea al Ministero dei Lavori Pubblici e un alto funzionario ha detto che la proposta alternativa all’innalzamento del tunnel era perseguibile ed anche auspicabile.
Il perché tutto questo non sia stato preso in considerazione dalla Conferenza dei Servizi e da RFI nessuno l’ha mai spiegato ai cittadini eporediesi se non col fatto che i tempi del PNRR non consentono varianti al progetto originario (chissà perché?) anche se datato e non più attuale.
Questo comportamento è inaccettabile ed abbiamo chiesto con forza al Sindaco e alla Giunta di organizzare un incontro pubblico al quale invitare anche RFI e la Regione Piemonte e ci è stato promesso che si svolgerà entro la prima metà del mese di marzo.
Cominciamo col dire che il Piano Regolatore (PRG da qui in poi) è il documento politico per eccellenza di un’amministrazione locale in quanto strumento deputato alla pianificazione urbanistica della città negli anni a venire. L’urbanistica, che non è una scienza esatta, è quella disciplina che, in base alla situazione socio-economica di un luogo, cerca di elaborare delle strategie finalizzate a interrompere i fenomeni di declino e impoverimento del tessuto sociale e urbano di una città.
Siamo arrivati a fine anno e mancano pochi mesi alla fine dell’attuale quinquennio dell’Amministrazione cittadina. Nella primavera del 2023, in data ancora da destinarsi, si terranno infatti le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale costituitosi con le votazioni del 2018 che hanno segnato un cambiamento epocale nel governo della città. I cittadini elettori hanno infatti manifestato la volontà di un cambiamento netto, che non c’è stato, rispetto a un passato nel quale, al di là del colore politico, le stesse forze hanno governato per decenni la città comprimendo la spinta innovativa e modernizzatrice tipica invece di forze nuove, civiche e propositive, che si possono muovere in nome del bene comune al di fuori di intrecci pubblico-privato troppo consolidati nel tempo e troppo sotto traccia.
Diverse volte abbiamo scritto dell’improvvisazione che spesso ha accompagnato le scelte dell’attuale amministrazione. Improvvisazione dovuta alla mancanza di programmazione e alla continua rincorsa all’emergenza senza una visione di medio e lungo termine. Purtroppo si tratta di uno schema che si ripete da qualche lustro come una stanca litania a causa dell’assenza di una classe politica adeguata ai tempi e incapace di mettere al centro del dibattito il bene comune e l’interesse pubblico piuttosto che quello privato. Siamo ormai in presenza di una politica di basso cabotaggio che cerca di accontentare ogni voce che si alza senza nemmeno preoccuparsi di verificare se le richieste sopraggiunte siano almeno di interesse collettivo.
Più si avvicina la fine del mandato dell’attuale Amministrazione e più ci si rende conto, come peraltro segnalato più volte nel corso di questi anni dalle forze di minoranza, della scarsa, se non a volte totale, assenza di dibattito in occasione dei consigli comunali. Spesso la discussione in aula si svolge, impropriamente, tra i consiglieri di minoranza e gli assessori nel silenzio talvolta irreale della maggioranza.
È di pochi giorni fa la notizia di una nuova inchiesta della Procura di Ivrea che vede indagate 45 persone tra agenti penitenziari, medici e funzionari, per reati, ovviamente tutti da dimostrare, quali la tortura con violenze fisiche e psichiche, il falso in atto pubblico, lesioni, minacce e calunnie per fatti accaduti tra il 2019 e il 2022. Questo nuovo filone segue un’altra inchiesta che vede indagate 25 persone per i famosi fatti risalenti al 2015 e al 2016 per i presunti pestaggi nelle celle “liscia” e “acquario”.
Come rappresentanti di una lista civica sosteniamo da tempo che l’interesse primario di un’amministrazione locale dovrebbe essere quello della gestione ottimale dei beni e dei servizi pubblici mettendo da parte questioni ideologiche che poco o nulla hanno a che vedere con i problemi concreti che quotidianamente ci troviamo ad affrontare come cittadini.
Mentre l’attività dell’attuale Amministrazione eporediese langue, da qualche tempo è già iniziata una sotterranea campagna elettorale che culminerà nella primavera del 2023 con le elezioni per il nuovo Sindaco della città di Ivrea. Purtroppo come accade spesso, per chi non conosce il funzionamento della Pubblica Amministrazione, i primi mesi dall’insediamento di un nuovo Consiglio Comunale vengono impegnati per conoscere la situazione mentre negli ultimi, per ciò che riguarda il governo della città, si tirano i remi in barca concentrandosi sulle eventuali ricandidature. In questa consiliatura, dove c’è stato pure l’intervallo del Covid, di fatto il dibattito politico pubblico si è ridotto a un paio di anni su cinque.
Molti lettori avranno sentito parlare almeno una volta negli ultimi due anni della questione Movicentro. Parliamo di un edificio costruito nei pressi della stazione ferroviaria lato area ex Montefibre in due lotti con soldi pubblici, tra cui quelli della Città di Ivrea. Il primo lotto collaudato il 29.12.2004 e il secondo il 13.03.2008.