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Martedì, 22 Ottobre 2019 13:25

Il futuro dipende da noi

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La nostra concezione di politica poggia su un assunto chiaro quanto semplice da comprendere che si chiama Bene Comune. Come dice la locuzione stessa si tratta di quei beni, materiali e immateriali, dei quali tutti possiamo usufruire e che tutti dovremmo concorrere a creare e salvaguardare nell’interesse della collettività.

Si tratta di un concetto molto semplice che, se attuato nella sua pienezza, potrebbe rendere la vita di noi tutti più semplice e serena sfruttando la ripartizione dei costi di realizzazione e di gestione. Un tipico esempio di bene comune sono i servizi pubblici (istruzione, viabilità, sanità, ecc.) dei quali tutti dovremmo poter usufruire in base alle nostre disponibilità economiche in maniera proporzionale al reddito così come sancito dalla Costituzione in nome di quel principio di uguaglianza sul quale, almeno a parole, tutti si dicono d’accordo.
Uno dei compiti prioritari della politica dovrebbe essere proprio quello di erogare servizi per i cittadini utilizzando il denaro ricavato dalle tasse che i cittadini stessi pagano concorrendo pertanto al benessere della collettività. Purtroppo una visione distorta dell’economia basata esclusivamente sul profitto e sull’interesse personale ha portato la società globale in un vortice sempre più violento basato sull’egoismo, sull’individualismo, sulla sopraffazione, sul disinteresse verso gli altri, sull’indifferenza verso tutto ciò che è pubblico. Una concezione della vita che invece di aprire nuovi spazi di socialità, accoglienza, dibattito pubblico, erge muri, crea barriere, costruisce steccati, spesso per il colore della pelle o per altri tipi di discriminazione non meno esecrabili come quelle di genere, di orientamento sessuale, di professione religiosa, di ceto sociale.
Se ci ragioniamo con calma mettendo da parte per un attimo l’attuale modo di concepire la politica, tutto basato su uno scontro ideologico aprioristico che non tiene conto dei bisogni e delle necessità contingenti delle persone, vedremmo che senza grandi sforzi potremmo stare meglio tutti. Basterebbe assumere, partendo proprio dalla politica, dei comportamenti maggiormente orientati all’interesse generale per modificare radicalmente le nostre abitudini elevando la qualità della vita di comunità meno litigiose e più solidali capaci di non lasciare indietro nessuno.
Il maggior problema da risolvere è che fino ad oggi i comportamenti egoistici e predatori di pochi venivano in qualche modo attenuati e assorbiti dal contesto generale sia che si parli dal punto di vista sociale che da quello ambientale. Oggi però questo modo di vivere non è più sostenibile soprattutto a causa dell’esponenziale crescita demografica che ci ha fatto superare i 7 miliardi di persone sulla Terra. E’ facile immaginare cosa potrebbe accadere, e in parte sta accadendo, se tutti quanti volessero ottenere un tenore di vita simile al nostro a partire dall’alimentazione con il consumo di carne in primis. Non basterebbe un intero pianeta per poter allevare tutti gli animali necessari.
I problemi e le crisi oltre a complicarci la vita ci aiutano però ad aguzzare l’ingegno ed è proprio dalle situazioni più complesse e che paiono insuperabili che a volte escono delle idee capaci di rivoluzionare le nostre vite. L’essere in tanti sulla Terra è certamente un problema però se proviamo a ribaltare il punto di vista, immaginando l’effetto riverbero di una buona pratica sull’intera popolazione mondiale, si potrebbero facilmente ottenere risultati eclatanti in breve tempo. Proviamo a immaginare che da oggi nessun abitante della Terra utilizzerà più bottiglie di plastica. Non sappiamo quante se ne consumino tutti i giorni, ma se ipotizziamo anche solo un miliardo al giorno possiamo facilmente immaginare l’enorme quantità di plastica che si potrebbe evitare solamente dotandosi di una borraccia riutilizzabile all’infinito e del costo di pochi euro senza tralasciare quindi anche il risparmio economico. Lo stesso ovviamente potrebbe valere per tutti i generi di consumo favorendo un passaggio epocale da una società consumistica e stressata, come quella attuale, ad una più consapevole e rilassata che invece di passare intere giornate a produrre e consumare in maniera compulsiva
potrebbe dedicarsi all’arte, alla lettura, alla socializzazione, a viaggiare, a condividere buone pratiche.
Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di belle idee, ma impossibili da realizzare perché non trasmissibili e condivisibili con una sperduta comunità dell’Africa sub-sahariana o con gli abitanti della Corea del Nord. Concetto che declinato in chiave nazionale e locale si traduce in qualcosa tipo: è inutile che io metta in atto comportamenti virtuosi tanto nella città vicina della raccolta differenziata non gliene frega un fico secco, tanto per fare un esempio molto attuale.
Questo modo di ragionare, che ci viene continuamente inculcato proprio da chi non ha alcun interesse che una transizione di questo tipo avvenga, va quanto prima stroncato per quanto è dannoso per uno sviluppo civile, armonico e pacifico della società. Questa falsa credenza è quella che ha bloccato fino ad oggi la politica, soprattutto quella locale, dall’intraprendere percorsi virtuosi. Il nostro modo di ragionare invece parte proprio da qui e ora.
Se cominciassimo a mettere in atto comportamenti virtuosi nella nostra città, inizialmente anche semplici e a costi irrisori, oltre a vivere meglio noi fungeremmo da esempio per il territorio circostante facendo sì che i cittadini dei paesi vicini chiederebbero a chi li amministra di adottare analoghe iniziative e così procedendo per cerchi concentrici fino ai livelli regionali, nazionali e internazionali. Non saremmo comunque degli utopistici antesignani, esistono infatti molte realtà virtuose dalle quali prendere esempio in Italia e nel mondo intero.
Non si deve però cadere nell’errore che la responsabilità di un rinascimento civile sia una questione esclusiva della politica, anche la società civile deve fare la sua parte dando vita ad un complicato, ma entusiasmante processo culturale che potrebbe portare a risultati oggi impensabili. Se per esempio si cominciasse a non buttare in terra mozziconi di sigaretta, cartacce o piccoli oggetti di ogni tipo senza la necessità che la Pubblica Amministrazione debba controllare e sanzionare questi comportamenti irresponsabili avremmo già fatto un primo importante passo avanti.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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