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Martedì, 03 Dicembre 2019 21:32

Restiamo umani

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Nell’ultimo Consiglio Comunale eporediese sono stati approvati due ordini del giorno: uno con il quale si esprime lo sdegno nei confronti dell’attacco turco contro i curdi nel nord della Siria e l’altro per il conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre. Entrambi i documenti sono stati approvati all’unanimità e questo rafforza la nostra convinzione sul fatto che questioni che vanno oltre l’ordinaria amministrazione della città possono, e dovrebbero, diventare oggetto di dibattito anche in Consiglio Comunale per trovare posizioni condivise capaci di andare oltre i diktat di partito.

E se questa può sembrare una situazione “normale” non bisogna però dimenticare i casi, anche vicino a noi, dove le ideologie o le indicazioni di partito invece influiscono, e molto. Basti guardare all’Amministrazione leghista di Biella che è riuscita a “bocciare” la mozione sulla Sig.a Segre con la motivazione che non si tratta di persona nata o vissuta nell’ex centro laniero, come se tale riconoscimento fosse riservato ai concittadini illustri, e rincarando poi la dose con la proposta, pochi giorni dopo, di attribuire lo stesso riconoscimento simbolico al comico Ezio Greggio. Nulla contro il simpatico artista satirico di Cossato, paese dell’hinterland biellese, che profonde il suo impegno sociale anche attraverso un’associazione per i bambini prematuri, ma proporre la cittadinanza a lui dopo averla negata, qualche giorno prima, a Liliana Segre per essere stata "testimone della tragedia dell'olocausto e interprete dei valori di giustizia e di pace tra gli esseri umani" è una scelta che dovrebbe farci riflettere sul livello di certa politica gretta, divisiva e provocatrice. Ad onor del vero va detto, per ciò che riguarda Biella, che i voti contrari non sono stati quelli di tutto il centro destra, ma solo quelli della Lega e di Fratelli d’Italia. Per fortuna su questo sgradevole caso qualcuno ci ha messo una pezza ed è stato proprio lo stesso Ezio Greggio che ha rifiutato il riconoscimento con questa motivazione: “Il mio rispetto nei confronti della senatrice Liliana Segre, per tutto ciò che rappresenta, per la storia, i ricordi e il valore della memoria, mi spingono a fare un passo indietro e a non poter accettare questa onorificenza che il Comune di Biella aveva pensato per me”.

A dirla tutta una scintilla polemica è scoppiata anche nel parlamentino eporediese in seguito all’affermazione, presa dai giornali nazionali e riportata in aula, che la senatrice a vita riceve ogni giorno circa 200 messaggi di odio, minacce e insulti vari. Qualche consigliere, pochi,  molto pochi, per la verità, hanno infatti detto, riprendendo anch’essi una notizia apparsa su un solo, e tristemente conosciuto, “giornale”, che il numero di insulti era molto inferiore, almeno fino a quando non è stata pubblicata questa, secondo loro, falsa notizia che ha dato la stura a un indegno e vergognoso tiro a segno nei confronti di una ex deportata ebrea, oggi ottantanovenne, che il 30 gennaio del 1944 quando aveva solamente 13 anni venne caricata su un carro bestiame, al famigerato binario 21, con destinazione l’inferno di Auschwitz. Uno dei luoghi simbolo della brutalità nazifascista che tra il 1943 e il 1944 ricevette migliaia di ebrei destinati alle camere a gas. Giusto per citare uno dei numeri dell’orrore ricordiamo che dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati nei campi di concentramento, sopravvissero solo Liliana Segre e altri 24. Accendere oggi una penosa polemica sul numero di insulti e minacce, anche di morte, ricevute dalla ex ragazzina deportata e sopravvissuta ci fa intravedere il baratro di disumanità nel quale stiamo scivolando ed è su questo che dobbiamo lottare tutti uniti: analizzare il passato in termini oggettivi, apartitici e non ideologici per non ripetere errori già commessi facendo sì che non possano mai più tornare certe tragedie disumane che hanno caratterizzato la storia anche recente.

Poco importa se le minacce e gli insulti siano 200 al giorno o uno alla settimana ciò che importa è che non si può negare l’evidenza per bieche strumentalizzazioni politiche rimanendo indifferenti di fronte al clima di odio che sta permeando la società contemporanea e non solo in Italia.

Dove stiamo andando? In cosa ci stiamo trasformando? Sono solo un paio delle domande che sempre più persone si pongono di fronte alla violenza e al turpiloquio che quotidianamente ci si prospettano anche da parte di una politica sempre più condizionata da un consenso di pancia piuttosto che di testa.

E’ un Paese civile quello in cui una signora di 89 anni che ha visto l’inferno dei campi di concentramento e ha passato la sua vita a raccontare le atrocità della guerra e dei campi di sterminio viene insultata e minacciata a tal punto da dover vivere sotto scorta? E’ un Paese civile quello in cui il Parlamento si divide sulla proposta di istituire una Commissione parlamentare contro l’odio per contrastare i fenomeni dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo e dell’istigazione all’odio e alla violenza?

Restiamo umani diceva l’attivista Vittorio Arrigoni e forse proprio da lì dovremmo ripartire, da una ritrovata umanità basata sulla non violenza e sul non odio verso l’altro, il diverso, secondo l’insegnamento della stessa Segre quando dice: “Io non perdono e non dimentico, ma non odio. E la trasmissione del non odio e battersi contro l’odio è un ammaestramento utile per i ragazzi e per tutti, perché l’atmosfera dovuta all’ignoranza e all’indifferenza, che è stata la regina del mondo di allora, c’è purtroppo anche oggi”.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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