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Giovedì, 25 Gennaio 2018 15:54

La salute prima di tutto

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La politica dovrebbe, a nostro modo di vedere, saper individuare, ascoltare, recepire, analizzare le problematiche che segnano la nostra quotidianità per poi affrontarle, soprattutto in alcuni casi, con determinazione e risolutezza.
Servirebbe anche avere ben chiara in testa una scala di priorità perché se l’erba alta in un’aiuola può aspettare una settimana prima di venire tagliata un vetro rotto in una scuola andrebbe sostituito il prima possibile, soprattutto d’inverno.
Chi si occupa di amministrazione pubblica sa quanto sia difficile individuare scale di priorità perché ci sarebbe bisogno di soddisfare molteplici necessità, parecchie delle quali diventate impellenti a causa della scarsa attenzione riservata loro in passato da una politica a dir poco disattenta.

Attenzione e cura nei confronti della città sono due attività che ci stanno molto a cuore e che consideriamo imprescindibili in un progetto di rilancio di una città da troppo tempo in declino e apparentemente abbandonata a se stessa.
Le priorità debbono ovviamente tenere conto dell’importanza e dei rischi che un determinato problema può apportare ai cittadini e più in generale all’ambiente in cui viviamo. Elemento imprescindibile nella vita di ognuno di noi è la salute, senza di essa tutto il resto diventa secondario. Le politiche pubbliche inerenti la salute non riguardano ovviamente solo l’erogazione di una serie di servizi per la cura delle persone che già manifestano una qualche patologia, ma si dovrebbero concentrare anche con grande impegno sulla prevenzione. Una seria attività di prevenzione avrebbe molteplici aspetti positivi a partire dall’affrontare tutta una serie di malattie che se diagnosticate precocemente risulterebbero facilmente guaribili o superabili sottraendo in tal modo, se vogliamo analizzare anche gli aspetti economici, potenziali malati dalla successiva fase di cura e di degenza generando notevoli risparmi anche per le esangui casse pubbliche oltre ovviamente ridurre i disagi causati dal sovraffollamento delle strutture sanitarie. Le liste di attesa oggi presenti per alcuni esami diagnostici non sono certo degne di un Paese civile evidenziando, se mai ce ne fosse il bisogno, l’odiosa disuguaglianza di trattamento tra ricchi (sempre meno) e poveri (sempre più). Tutti sappiamo che esami per i quali nel pubblico bisogna aspettare diversi mesi, e a volte oltre un anno, si possono effettuare in strutture private nell’arco di una settimana. Non è certo questa una forma di giustizia sociale degna di un Paese civile, ma tant’è.
In questo articolo non affrontiamo però questo tema, seppur importante, quanto uno degli aspetti della prevenzione che da qualche anno è balzato anche agli onori della cronaca e che ora pare stia intraprendendo pure un filone giudiziario: quello della lotta all’inquinamento.
Dietro questa parola ci stanno una moltitudine di sfumature e di attività potenzialmente pericolose innanzi tutto per la salute umana, ma, allargando lo spettro di influenza, anche per l’ambiente più in generale. Di questa molteplicità di potenziali pericoli parliamo oggi dell’inquinamento atmosferico particolarmente presente nei mesi invernali a causa del PM10, anche se questo non è certo l’unico elemento di preoccupazione presente nell’aria che respiriamo.
Abbiamo letto sui giornali, perché come al solito i consiglieri comunali non sono stati informati, che il Comune di Ivrea ha effettuato una serie di rilevazioni sui flussi di traffico in entrata e in uscita che parlano di circa 90.000 veicoli in transito nella città ogni giorno. Dato impressionante che in parte aiuta a capire come mai anche in una cittadina di soli 24.000 abitanti, sia nel 2016 che nel 2017, si siano potuti superare i 35 giorni all’anno di sforamento della soglia, stabilita dalla legge, di 50 μg/mc di PM10. Il che dovrebbe far scattare le “misure urgenti” previste dal “Protocollo operativo per l’attuazione delle misure urgenti antismog” elaborato dall’Arpa e dalla Regione Piemonte e sottoscritto anche dalla Città di Ivrea, ma evidentemente e inopinatamente non considerato dal nostro esecutivo.
Quest’anno i giorni di sforamento sono stati ben 45, ben oltre la soglia massima consentita dalla legge, e noi abbiamo ripetutamente segnalato in Consiglio Comunale, con un’interpellanza del 18 ottobre 2017 e una mozione del 22 novembre, l’annoso problema, ma evidentemente le nostre preoccupazioni non sono state fatte proprie né dall’esecutivo né dalla maggioranza consiliare targata PD.
In entrambe le istanze citavamo un’inchiesta promossa dal Sostituto procuratore Gianfranco Colace avviata in seguito all’esposto di un padre cinquantunenne di Torino: “preoccupato per la salute dei miei figli” (La Stampa 19 gennaio 2018). Preoccupazioni che, nella veste di amministratori pubblici, ci sentiamo di estendere a tutta la cittadinanza con particolare riguardo alle fasce deboli e quindi più soggette ai nefasti effetti dell’inquinamento, dai giovanissimi agli anziani. Nello stesso articolo della stessa testata apprendiamo che l’inchiesta succitata sta uscendo dai confini della città di Torino per spostarsi “ai Comuni della Provincia, a partire da quelli della prima cintura” per poi estendersi: “anche ai Comuni dell’area metropolitana”. Si vede che le nostre preoccupazioni non erano così peregrine.
La cosa subdola dell’inquinamento in genere, che può esser di tipo ambientale, alimentare, specifico dei luoghi di lavoro, ecc. è che gli effetti negativi sulla salute si manifestano solamente dopo diversi anni e le patologie conseguenti non sempre sono attribuibili ad un solo fattore scatenante per cui non c’è una percezione effettiva da parte della popolazione della pericolosità della situazione e la Pubblica Amministrazione spesso fa orecchie da mercante.
Leggere sui giornali locali dichiarazioni di assessori che dicono di non poter bloccare/limitare il traffico per “non penalizzare i cittadini che vengono dai Comuni limitrofi diretti al Poliambulatorio o in Tribunale” aggiungendo che: “non siamo in grado di offrire loro un’alternativa valida perché il trasporto pubblico è ridotto all’osso” suona come una beffa per quei cittadini/associazioni che da decenni chiedono politiche pubbliche mirate a ridurre i rischi da inquinamento e proponendo anche possibili soluzioni. Sarebbe infatti il caso che oltre lamentare l’inefficienza e l’inadeguatezza del trasporto pubblico, che è sotto gli occhi di tutti, gli attuali amministratori e la maggioranza che li ha strenuamente sostenuti ci dicessero cosa hanno fatto negli ultimi dieci anni sul fronte della prevenzione della salute pubblica, delle politiche di salvaguardia ambientale e della mobilità sostenibile visto che l’unica risposta alla domanda di cosa intendessero fare sulla questione PM10 è stata che la centralina dalla quale vengono presi i dati è ubicata a Leinì …
Non abbiamo certo la bacchetta magica e non pretendiamo che tutto si risolva con uno schiocco di dita, ma se non si comincia mai l’inquinamento non sparirà certo da solo. Per quel che ci riguarda stiamo elaborando una serie di idee interessanti che a tempo debito espliciteremo nel nostro “progetto per una città nuova” che sostanzierà la nostra proposta elettorale.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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